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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 30 settembre 2023

Wow!

Vorrei davvero prenderti il viso tra le mie mani ed urlarti in faccia tutta la verità. Farebbe male, molto. Probabilmente scoppieresti in lacrime. Vedresti ogni cosa con occhi diversi, mai più gli stessi. Sarebbe come stendere un velo opaco su di un'opera d'arte magnifica, che fino a quel momento è stata ammirata e contemplata con stupore e meraviglia. Sarebbe come svelare il miglior trucco di un mago, per scoprire inaspettatamente che è fatto di doppi fondi e specchi. Una verità che non è quello che ti aspetti, ma proprio per questo ti fa esclamare un sonoro "Wow!". Una di quelle che poi, a ripensarci, solleva in te altre mille domande. Ma anche una verità che con una forza magnetica richiama a sé tutti i tasselli del mosaico, rimettendoli ognuno al proprio posto e restituendo un'immagine più leggibile. Vorrei urlarti in faccia la verità, non per farti esclamare quel sonoro "Wow!" perché così non sarebbe altro che la svendita di un sottile pensiero fino a quel momento ignorato o, addirittura, dimenticato. Non potrai mai sapere del mio bisogno di condividere tutto questo; della mia necessità di ripartire questo peso con qualcuno in grado di apprezzarlo, coglierlo o perfino gioirne. Devo invece continuare a prendere questa verità sul palmo della mia mano, portarmela al petto fino a stringerla in me e, sottovoce quando nessuno mi sente, esclamare "Wow!". 

venerdì 29 settembre 2023

martedì 26 settembre 2023

Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale.

Solipsismo, di Soffio Entropico. 
Olio su tela, 2019.

No, Cristo Santo, no! Non sono un cospiratore psicopatico, paranoico, complottista figlio della cultura New Age! 

Mi considero tristemente attaccato in una maniera malata, tossica e dannatamente fisica a questa realtà. Semplicemente mi piace pensare, riflettere, farmi domande e, ogni tanto, darmi delle risposte. Dando così vita a teorie, ipotesi, possibili scenari. Credo fermamente in alcune cose, è vero. Questo, però, non ne esclude necessariamente altre. Mi piacerebbe veramente tantissimo tirare fuori la mia mano dalla tasca, aprirla, e trovarvi sul palmo una teoria del tutto. Purtroppo questo non è ancora accaduto, anzi, molto spesso guardo le mie mani e tutto quello che mi viene da chiedermi con rassegnazione (in una maniera disarmante) è: cosa diavolo sono io? Mi pongo questa domanda da quando mi trovo a questo mondo ed ogni volta mi piace stuzzicarmi la mente con nuove risposte. Queste, come una prima tessera di un infinito domino, danno vita ad una reazione a catena (no, non lo chiamerò "circolo vizioso") che mi porta fin troppo spesso in luoghi inaspettati. Non sempre belli né tantomeno semplici o facili tuttavia sono le migliori gite fuori porta che io riesca a fare. Molta della gente che mi conosce sa quanto io sappia essere in grado di pensare, rimuginare, arrovellarmi. Tante di queste persone ritengono, giustamente(?), che se io mi godessi questa realtà anche solo la metà del tempo che impiego per provare a capirla, a quest'ora sarei felice tanto quanto più della metà della gente che la vive. Purtroppo è vero, forse. Ci tengo però anche a sottolineare di quanto io ci stia bene nei miei pensieri, nelle mie teorie, nelle mie ipotesi. Che ci crediate o no mi importa poco ma dovete sapere che non mi voglio auto-convincere di un bel niente. Anzi, nonostante tutto (NONOSTANTE TUTTO!) resto una persona tendenzialmente scettica e concreta. Non ce la faccio più a sentire parlare tutte quelle persone di spiriti, fantasmi, scienza e religione, presenze, di quanto siano sensibili ai mondi sottili, alle vibrazioni, alla magia nera, alle madonne che lacrimano sangue, reliquie, preghiere, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale. 

Signore e signori, è con enorme rammarico che vi rammento di quanto (secondo me) siate totalmente fuori strada. La realtà (mi viene sempre il prurito al cervello ad usare questa parola) è tutt'altra cosa e purtroppo la stiamo perdendo completamente di vista, nonostante ce l'abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi vestita con il suo più bell'abito da sera. Detto ciò, mi preme sottolineare che la spiritualità è una cosa estremamente personale perché ci riporta alle nostre vere origini, che ci piaccia o no. Diffido da chi vuole vendere Dio andando a bussare alle porte delle persone, credo ancora meno nella scienza spicciola divulgata alle masse. Ho una concezione tutta mia della religione. Del legame con Dio. Ed anche questo non è dei migliori perché sono finalmente riuscito, anni fa, a scollarmi da dosso questa ridicola convinzione che Dio sia buono, magnanimo, misericordioso, eccetera. Dio, Dio, Dio... 

Perel'man fece la cosa giusta, di Soffio Entropico.
Tempera su tela, 2022.
Siamo noi che gli attribuiamo connotazioni divine, mistiche. Personalmente utilizzo la parola "Dio" per esprimermi in maniera più semplice e diretta e farmi capire meglio. Sarebbe tuttavia più corretto, nel mio caso, dire che credo fermamente nell'esistenza di un'intelligenza superiore. Faccio spesso l'esempio banalissimo del pesciolino rosso nella boccia di vetro. Io ne ho un paio a casa e loro mi guardano tutto il giorno oltre quell'acquario, dal loro punto di vista sarei un dio misericordioso perché li nutro. Sono io per i miei pesciolini un'intelligenza superiore, sicuramente, ma di certo non sono Dio. La nostra condizione d'esistenza non è poi così diversa da quella di un paio di pesci in una boccia di vetro. Siamo così limitati che, dannazione, anche se questa intelligenza superiore potesse comunicare con noi non è detto che abbia voglia di farlo. Non lo so, forse sono una persona cattiva, ma non mi passerebbe mai per la testa di spiegare ai miei pesci rossi che fuori dal loro acquario esistono fiumi, laghi e profondi oceani dove potrebbero nuotare essendo così fino ad un certo punto liberi. La libertà non appartiene a questa nostra realtà e chi mi legge già da qualche mese sa a cosa mi riferisco. Comprendere la realtà che viviamo ci eleva, sicuramente, rendendoci però solamente più informati e consapevoli. Non siamo nati per essere liberi. La maggior parte di noi ignora, molti si fanno domande, in pochi trovano risposte. Io potrei svegliarmi domani mattina con la consapevolezza di esistere in una realtà la cui vera natura è racchiusa in una matrice olografica con la caratteristica di essere frattale. Eppure non potrei dimostrarlo. Perché, semplicemente, non sono libero. Non voglio spingermi oltre in questo ragionamento, non questa sera. Parlare del libero arbitrio e della libertà mi ha quasi stancato. Quello che mi farebbe piacere, però, sarebbe sapere in quali mani mi trovo. 

lunedì 25 settembre 2023

Un sogno fin troppo vero.

Era sera e stavi dormendo profondamente, io ti davo le spalle mentre ero intento a scrivere a computer. All'improvviso sei trasalita dal sonno spaventata, urlando, dicendomi che c'era un grosso animale sul muro, poco vicino al nostro letto. Io ti ho subito rassicurata ricordandoti che stavi dormendo e che non avresti potuto vedere alcun animale. Ti ho detto che era stato un sogno ma tu hai insistito e, per un momento, mi sono quasi convinto tu l'avessi visto davvero quel grosso animale nella stanza. Non vedendo nulla ti ho allora chiesto di che animale si trattasse. Un ragno enorme, hai detto. Ho continuato a dirti che era un sogno, provando a calmarti e, poco a poco, lo hai fatto. Ti sei convinta del fatto che stavi sognando. Poco dopo ho iniziato a scherzare con te, chiedendoti dove fosse il ragno gigante. A quel punto hai rivisto la tua versione dicendomi che, no, non era poi così grande quel ragno. 
Dico anche a te, troppo spesso, che la vita è un'illusione, un inganno. Sono pronto a mettere la mano sul fuoco dell'inferno per garantirti che, un giorno, ci sveglieremo e ci diremo sbalorditi di quanto sembrasse reale, vera ed autentica quell'esperienza nella quale abbiamo creduto così fermamente. 

Ti riporto indietro di qualche mese con questo mio testo: 


Mi hai strappato un sorriso questa sera, grazie.

Buonanotte. 

sabato 23 settembre 2023


 E che non vada dimenticata questa serie già troppo sottovalutata. 

Falsi miti.

All'alba dell'anno tremila
sotto la flebile luce di una fredda mattina
annebbiata da gas e pulviscoli tossici
gli esseri umani solo residui fossili,
regnava una nuova razza di esseri inconsci 
prototipi di una realtà fatta di simboli e croci 
di dogmi e morali assemblate per morti 
nelle guerre di pace combattute durante le notti.

Ecco l'ultimo uomo ancora senziente e pensante
con andatura stanca e pesante
equipaggiato con maschera m-novanta 
ed in mano una fiala ricolma di una strana sostanza
non siero e nemmeno acqua santa,
poi apre l'ampolla e sprigiona nell'aria 
una forma di vita strana e invisibile
che esala poi da ogni canna fumaria
si insedia nei bronchi fino agli alveoli 
entrando in circolo a quegli individui simili a zombie. 

È l'inserzione della nuova anima
che ridesta le vite da un sonno profondo 
piantando coscienze come fossero fiori
germogliano e sbocciano in pensieri evoluti,
disegnano nuovi scenari fatti di pace e armonia
in nome di soldati in battaglia feriti e caduti 
per uccidere un mostro che ha eretto fede e abbazie. 

Oggi in mezzo a una piazza fiorita al centro del globo 
issata in oro e carbonio una statua ritrae quell'ultimo uomo,
col volto coperto da una maschera m-novanta
è l'eroe sconosciuto che ha ucciso il male nel mondo.

Si dice che avesse un patto col diavolo
la sua vita in cambio di una magia:
eliminare dal mondo un solo vocabolo
è così che il nome del Creatore finì nell'oblio.

giovedì 21 settembre 2023

La chiave o la serratura?

Con una chiave 
dentro il barilotto
oltre il cilindro 
scattan le molle 
che ogni perno 
mettono a posto
giro con forza 
rientra lo scrocco e
risolto l'enigma
si sente lo sblocco
giù la maniglia
varco la soglia
poi ecco un rumore 
dietro di me 
si è chiuso il portico!
Ora son dentro 
ma è tutto buio 
sembra un gran guaio 
quindi rimpiango 
quand'ero oltre
non distinguendo 
il fuori dal dentro
mi sento perso 
poi odo un lamento:
è la versione di me
chiusa all'esterno!

mercoledì 20 settembre 2023

Ti dirò.

Un giorno ti dirò
di quanto è stato difficile restare in equilibrio,
tra il tormento del conoscere il valore della pace
ed il dramma di doverle dare un prezzo. 
Ti dirò 
delle tracce lasciate ovunque per non perdermi,
ed il cercarmi in ogni mia domanda
per poi trovarmi in ogni mio sospiro rassegnato. 
Ti dirò 
dei miei silenzi sempre urlati con rabbia e vergogna,
contro un muro così imponente e severo 
che io stesso ho eretto con tanta cura. 
E poi, quel giorno, spero tanto tu riuscirai a ridere di me.

martedì 19 settembre 2023

Comunicazione di servizio n°2

Comunicazione di servizio:

Nelle prossime settimane, su questo blog, potrebbe accadere qualcosa di strano. 

(Tipo post e contenuti che si materializzano nel passato.)

Rido e piango.

Rido e piango allo stesso tempo
quando all'improvviso mi fermo
e nella mia mente penso 
a quanti in questo momento 
mi stanno adesso leggendo 
senza riuscire a dare un senso
o addirittura fraintendendo. 
Rido
e piango 
allo stesso tempo.


Una presenza ingombrante.

Sentiva una presenza costante ed era ovunque lui si trovasse. Non gli era possibile sfuggirle. Per la maggior parte del tempo se ne stava in silenzio ad osservarlo. Poi, ogni tanto, nei momenti più inaspettati, si risvegliava ed in modi a lui incomprensibili gli parlava. Lo ha accompagnato per una vita. 

Nei primi anni della sua esistenza innescò in lui ricordi, immagini, pensieri e sensazioni che gli sarebbero germogliate dentro come una pianta rampicante. Avvolgendo ed infestando ogni cosa e preparando il campo a quello che sarebbe successo dopo. 

Il primo vero ricordo che lui ha di questa presenza risale alla sua infanzia, quando aveva non più di otto anni. Uscendo da un reparto pediatrico una voce gli chiedeva "vuoi giocare con noi?" e lui, troppo giovane ed inconsapevole rispose con la voce squillante ed accesa di ogni bambino: "sì". Il gioco, poi, andò avanti per anni. Le regole cambiavano e crescevano insieme a lui, diventando sempre più rigide. Le penitenze sempre più dure. La vittoria sempre più lontana e dimenticata nel silenzio. 

Finché un giorno, pensando che questa presenza avesse abbandonato il gioco, lui ricominciò a respirare. Ma non durò per molto perché lei, sì, era ancora lì ed in tutti quegli anni lo aveva osservato crescere, giocare, piangere, barare, perdere ed allora tornò in gioco. 

Questa volta presentandosi a lui in maniera diversa, nuova, eppure era sempre la stessa. Forse solo più cresciuta ed incazzata. Lo prese alla sprovvista in un momento di estrema stanchezza e debolezza, dopo anni di soffocante pesantezza. Gli fece gli occhi dolci e, con l'accenno di un sorriso tirato sulle guance fino a mostrarne le fossette, gli sussurò il suo nome. Lui cadde a terra in ginocchio con la testa china verso il suolo come un cavaliere che sfinito accetta la sconfitta. 

Ma lei non era ancora sazia del dolore da lui patito e dal sangue da lui sputato ed, allora, ricambiò con un inchino la forza da lui dimostrata in battaglia ed indietreggiando uscì di scena per tornare nel buio in cui era rimasta nascosta da sempre. 

Lasciandolo in uno stato di non vita, di non morte. 

Lui la aspetta ancora.

Sapendo che quella presenza lo sta ancora osservando. 

Tornerà e, quando succederà, lo farà ancora più agguerrita. 

È solo questione di tempo.

lunedì 18 settembre 2023

Una voce nella testa.

Ho un pensiero che mi brucia nella testa
che prende vita in una voce un po' molesta
questa con gran grida mentre dormo mi ricorda
che in me abita uno spettro stanco e senza forma. 
Io gli parlo con attenzione e grande cura
perché non voglio che senta la mia paura
gli porto il mio rispetto e la mia stima
perché lui è al mondo da molto prima di me.
Mi sente piangere e lamentarmi durante il sonno
agitarmi e contorcermi in un brutto sogno
provo a svegliarmi per ritornare al mondo
ma con forza lui mi ricorda qual è il mio posto. 
Condannato nella dimensione più sottile
resto intrappolato proprio sul confine 
di quella piega che divide anime grottesche e divine
facendomi scordare la mia vera indole.
Questo spettro ha proclamato l'assedio della mente
occupando ogni aspetto del mio essere 
con la presunzione di volere il mio bene
di me ha preso ogni cosa ed in cambio niente. 

domenica 17 settembre 2023

Alsen ed il suo segreto perfetto.

Il comandante Alsen sosteneva, da quando era un giovanissimo cadetto, che la sua posizione privilegiata ed il libero accesso alle armi psicotroniche ed elettromagnetiche fossero ragioni sufficienti per giustificarne il loro impiego nei combattimenti tattici di guerra. Scalando l'elite militare ed allargando la sua cerchia di conoscenze influenti e di potere si era però lasciato prendere la mano, nel corso degli anni, arrivando ad impiegare i dispositivi psichici anche nella risoluzione di questioni personali o per lui scomode. I cosiddetti "target" del militare erano centinaia, tutti schedati ed ognuno con la propria cartella definita "clinica" per giustificare in questo modo la presenza di una intera equipe di specialisti pluriqualificati che lo affiancavano. Il dottor Stanley era stato uno di questi fino a quando non cominciò ad opporsi a queste brutali violenze psicofisiche su ignari civili di tutto il mondo. Alsen non avrebbe mai permesso che un disertore come Stanley mettesse in pericolo il progetto Futurum Perfectum. Iniziò quindi a dargli la caccia e lo fece ricorrendo a tutte le più sleali tattiche a lui conosciute. Il dottor Stanley fu quindi relegato ad una vita da fuggiasco, vedendo la sua nomina infangata dalle calunnie messe in circolazione dal comandante Alsen. Era però riuscito a portare con sé, nella sua fuga, alcuni prototipi di quella dannata tecnologia. La sua intenzione era quella di liberare le inconsapevoli cavie umane e, non da meno, vendicare le decine di vittime che non erano riuscite a sostenere il terribile peso di quella sperimentazione. 

19 Febbraio 2146.

Il dottor Stanley quella sera si trovava nel laboratorio del suo studio. Stava lavorando a quello che era il più grande progetto della sua carriera. Quello che gli avrebbe consentito di dimostrare l'inefficacia della sperimentazione umana da parte del comandante Alsen su cavie ignare di tutto il globo. Era ad un passo dal portare a termine il suo lavoro. Una volta fatto ciò, quei test disumani non avrebbero più avuto ragione di esistere. Con la nuova riprogrammazione dell'anima, infatti, la coscienza umana sarebbe stata in grado di diventare immune agli armamenti psicotronici ed, oltre a questo, capace di sovrapporsi agli altri infiniti stati di coscienza tornando così alla condizione di singolarità iniziale. Questo significava che non sarebbero più esistite malattie mentali, squilibri psichici, disturbi e quindi nemmeno più la malattia fisica. Elevando l'essere umano ad una condizione di pressoché immortalità e benessere psicofisico. 

Un elettrocardiogramma tiene il ritmo di una vita collegata da sonde e tubi ad una macchina. Mancava poco ormai alla fine di quella riprogrammazione. Era stata necessaria una profonda pulizia del sangue ed una nuova rimappatura del DNA, oltre al reset ed al ravvio dell'encefalo. Ma adesso il dottor Stanley c'era quasi. Collegato a quel dispositivo mai visto la cavia Soggetto X8246: era appena un bambino di pochi anni che il dottor Stanley aveva preso a cuore, ed aveva cercato in tutti i modi di rendere il primo essere umano di nuova generazione. E forse ci stava riuscendo. 
Stanley scriveva freneticamente a computer gli ultimi appunti di quel suo lavoro, affinché nessuno dei passaggi della riprogrammazione dell'anima andasse perduto. Accanto a lui quel bambino in uno stato di standby, sembra quasi che dorma. È ormai pronto ad essere svegliato e Stanley si prende tutto il tempo necessario per le ultime revisioni del suo lavoro, per evitare che qualcosa possa andare storto durante la fase di risveglio. Poi, d'un tratto, dei rumori all'esterno del suo laboratorio. Riesce a sentire distintamente dei passi che circondano l'edificio. Non aveva mai sentito rumori nelle vicinanze da quando si era insediato in quella struttura apparentemente diroccata, sperduta tra le campagne alla periferia di un piccolo e tranquillo centro abitato a Sud. Erano passati almeno cinque anni. Nessuno avrebbe dovuto sapere dove si trovasse. Eppure qualcuno, là fuori, lo stava accerchiando. Poi un silenzio che gli fece gelare il sangue nel corpo ed il fiato sospeso. Infine, un suono che sembra quello di una sveglia e, dopo pochi secondi in un boato, una forte esplosione fa saltare in aria il portellone blindato che serrava l'entrata del suo laboratorio. La densa nube di fumo viene attraversata da un commando militare che fa irruzione, armati di mitragliatrici e con passamontagna mettono sottosopra la stanza in cerca di qualcosa. Il dottor Stanley viene immobilizzato e, sotto minaccia, costretto a consegnare tutti i suoi appunti. Poco dopo entra nel laboratorio ormai a soqquadro una figura che Stanley riconosce bene: il comandante Alsen. Questo gli si avvicina con un mezzo sorriso perfido sul viso, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Sul volto del povero dottore ormai indifeso compare un'espressione incredula e di terrore e, con una lacrima che gli taglia la guancia, annuisce tristemente. 
Il team di militari preleva il corpo del piccolo bambino, Soggetto X8246 portandolo via insieme al dottor Stanley che è ora in manette. Alcuni soldati bagnano di benzina l'intero edificio. 
Infine il comandante Alsen, dopo essersi acceso una sigaretta, con lo stesso fiammifero ancora vivo da alle fiamme l'intero laboratorio.
Non può andare tutto dimenticato. 

sabato 16 settembre 2023

Otto miliardi di persone sul globo. 
Inconsapevoli di cosa loro siano, da dove vengano e dove stiano andando e senza conoscerne il perché.
Vivono le loro esistenze, 
trascorrono il loro tempo,
costruiscono la loro vita, 
provando emozioni
e facendo esperienze.
La stragrande parte di loro è convinta che tutto si limiti a questo.

Immagino una sentenza tipo questa.


 

Ti faccio una promessa.

Non so se sei viva almeno quanto me. 
Se così dovesse essere ti prometto che un giorno apriremo gli occhi e riusciremo a guardarci meglio.
Ti sarà tutto più chiaro. 

giovedì 14 settembre 2023

La vita insegna qualcosa ad ognuno di noi.
La mia mi sta insegnando 
che nulla è come sembra.
Che nessuno è come appare. 
Che in tutto vige una legge folle. 

mercoledì 13 settembre 2023

Messaggio in codice.

Un messaggio, un segnale tipo onde radio 
ha percorso anni luce in lungo nello spazio 
piegando su se stesso il tempo e la materia,
la sua eco rientrava da decenni in differita
sempre uguale e sempre più sbiadita,
finché il capcom annuncia in maniera isterica
che una forma di vita non meglio definita 
ha risposto al codice nascosto tra le onde. 
Il centro di controllo esulta tra abbracci e lacrime
in quell'istante basilare per l'intera specie umana
ma quella razza aliena è proprio così strana,
risponde e si presenta con con una domanda un po' bizzarra:
A cosa giochiamo?






martedì 12 settembre 2023

Drammi epistolari.

Scrivo da diverso tempo. Mi è sempre piaciuto molto, oltre ad essere una efficace valvola di sfogo. Nel corso degli anni non ho scritto solo per me. Ho avuto diverse corrispondenze, principalmente online. Forse anche troppe (siamo nell'ordine delle centinaia e non esagero). Incontrare persone e conoscerle per mezzo della scrittura è qualcosa di fantastico, a parer mio. Sempre pensato che leggere una persona sia come sentirne la voce dell'anima. Crea un rapporto profondo. Non sempre genuino e autentico, ma sicuramente su un altro livello nel quale anche in una menzogna si riesce a cogliere una qualche verità. Lo scambio di lettere abbatte il muro della fisicità tra i due interlocutori, con tutte le sue implicazioni e conseguenze. Non è da poco. 
Da giovane ero piuttosto timido e lo scambio epistolare mi ha aiutato, forse, ad aprirmi. Ricordo con esattezza molte delle corrispondenze che ho avuto e tante delle persone che in questo modo ho conosciuto. 

Sara di Bergamo che voleva diventare una psicologa (e ci è riuscita!), Massimo da Crema, pensionato che amava tanto la fotografia paesaggistica, Alessandra da Roma (eravamo l'uno il beta reader dell'altra), Laura dal Piemonte che mi chiedo se sia mai riuscita a fare pace con sua sorella, Cristian da Torino che cercava in maniera così forte un'amicizia maschile, Francesca da Firenze che voleva tornare a vivere a Capo Verde, Andrea che mi scriveva prima da Parigi e poi da Berlino dal quale sto ancora aspettando uno dei suoi quadri (non pisciare più sulle mura di Versailles, bastardo! Dipingi!), Monica dalla Puglia che non voleva mai toccare discorsi di stampo spirituale, Paola di Agrigento la ragazza sulla sedia a rotelle che mi ha raccontato con tanta dedizione la sua vita. E tanti, tanti altri. 

E come sono finite? Vi starete chiedendo. 

Purtroppo sono uno stronzo. Il novanta percento delle corrispondenze le ho abbandonate, scomparendo nell'immotivato silenzio. Per il restante dieci percento, invece, sono stato abbandonato (giustamente). E va bene così in entrambi i casi (forse). 
Ma qualcosa resta sempre e no, non sono solo le parole, è molto di più. È la condivisione, è l'armonia, lo stabilire un contatto o pensare in sincrono un termine e vederlo comparire sul monitor proprio nell'esatto istante in cui lo visualizzi nella tua mente. Il raccontarsi, lo scoprirsi. Lettera dopo lettera, parola dopo parola. Come un romanzo scritto a quattro mani, una storia avvincente che ti tiene incollato alle pagine ma, che piaccia o no, ogni romanzo, ogni libro, ogni grande storia finisce; e lo fa sempre con una parola che, presa singolarmente, non è poi molto diversa dalle precedenti. Personalmente porterò qualcosa di ognuna delle persone incontrate, lette, alle quali ho scritto. Tutte. 

E a me sono sempre piaciuti i finali aperti.

"Sono stato in cura per degli anni."

 

Il mio modo di soffrire.


 

Un barlume di follia.

Ci hanno dato cose. Piccole, futili, leggere, troppo spesso inutili e queste cose ce le hanno date per non pensare. Perché se dovessimo riflettere su cosa sia realmente l'esistenza ci sarebbe da diventare matti, fino a perdere la ragione. Fino a strapparsi i capelli. Fino a diventare sordi con le nostre stesse grida disperate. 

domenica 10 settembre 2023

[...] 
E scrivevi tutto il male che sentivi 
e ghignando a denti stretti 
già tiravi i maledetti fili 
di una marionetta posseduta 
da fantasmi soli e incattiviti.
[...]

Un giorno ti sveglierai.

Un giorno ti sveglierai. 
Sarà come aver dormito a lungo e profondamente. 
Ti sentirai confuso, ottenebrato dal sonno. 
Faticherai ad aprire gli occhi. 
La luce sarà forte e sembrerà bruciarti. 
Non riuscirai a mettere a fuoco ciò che vedrai.
Vedrai delle figure indefinite accanto a te. 
Le riconoscerai come le anime che hanno condiviso con te il tuo percorso. 
Ma non avranno le sembianze alle quali eri abituato. 
Eppure le sentirai più familiari che mai. 
Queste ti sorrideranno.
Ora riesci a guardarti intorno. 
Ed ogni cosa ti torna alla memoria. 
Sai chi sei. 
Conosci il tuo posto.
Sei sveglio.
Ora puoi riposare.


venerdì 8 settembre 2023

Sogni e sincronicità.

Stato di veglia, 
quindici minuti prima di andare a dormire. 

Ore 22:00.
Io e la mia compagna siamo in soggiorno. Televisione accesa. Decidiamo di andare a letto. Prendo in mano il telecomando per spegnere la televisione che ora è muta. Questa non risponde al comando. Faccio diversi tentativi per minuti. Non si spegne. 

Ore 22:16 
Non volendo staccare la spina che collega la tv alla corrente decidiamo di andare a letto sapendo che con un timer interno si sarebbe spenta dopo quattro ore. Ho la sensazione che "qualcosa" non voglia che io vada a dormire.
Guardo il telefono, un messaggio "abbracciami". 
Guardo per l'ultima volta la televisione ancora accesa e vedo una coppia che si abbraccia.
Ci mettiamo a letto e lei mi chiede di abbracciarla, io mi sento pietrificato. Inizia a girarmi la testa, ho caldo. Sudo. 

Ore 22:43
Guardo l'orologio per l'ultima volta sullo screensaver del computer che illumina la stanza. 
Stato di sonno, 
so di essere a letto con la mia compagna. 

Iniziamo a parlare della vita e dei sogni. Mi dice molto curiosamente che "tutto ciò che pensi si avvererà". Una frase che prendo con leggerezza. Mi viene sete e mi alzo dal letto. Ho un leggero capogiro decido quindi di bere qualcosa di frizzante per tirarmi su. C'è della limonata in frigo. 
Lei si alza e mi raggiunge in cucina quando, poco dopo, apre la porta ed esce da casa portando con sé nostro figlio. Io resto solo. Mi manda un messaggio dicendomi che ci sono dei dischi volanti in cielo. Mi chiede "perché hai pensato ai dischi volanti?" Io le dico che andrà tutto bene. Mi metto a computer per fare non so cosa ma questo non si accende, capisco di stare sognando e prendo coscienza. 
Mi volto dietro di me e vedo tutta la mia casa in disordine. Qualcuno bussa con forza alla porta e sento dire "ma come si apre questa porta?" Chiamo allora la mia compagna al telefono e le dico di stare tranquilla, che la sto per raggiungere. Apro la porta e dietro questa trovo mio padre ed il mio vicino di casa. "Eccoti, che faccia che hai... vieni con me", mi dice lui. Chiudo a chiave la porta dell'abitazione e, sul pianerottolo, vedo anche mia madre ed un'altra figura che non riconosco. Intenti a scendere le scale mio padre si irrigidisce, sembra stare male. Si poggia al muro e pare perdere i sensi, io gli metto le mani sul viso e mi accorgo che è freddo. Mia madre sembra tranquilla. Lui assume espressioni strane, contorte e la sensazione è che si stia trasformando. Poco dopo succede la stessa cosa a mia madre. Capisco che qualcosa non va ma so che sono in stato di sonno e deciso di allontanarmi. Vengo inseguito dai miei genitori che ora sembrano zombie. Scendo per la tromba delle scale del palazzo e tutti i condomini aprono le loro porte per inseguirmi, anche loro "contaminati". So di star sognando. Sfondo di corsa il vetro di uno dei pianerottoli del palazzo e, di colpo, mi sveglio. 

Ore 00:34. 
Ho sete, mi gira la testa. Sono in uno stato d'ansia. La tv ancora accesa. 
Ho della limonata fredda nel frigorifero. 

Abbraccia il fatto che ci sono in gioco forze più potenti di te. 

The experiment.

E se tutti noi fossimo l'esperimento socio - psicologico più grande mai realizzato?

Cronos.

Il tempo è una gabbia. 

Le sue sbarre sono i momenti brutti.

Gli spazi vuoti che le separano sono i momenti belli. 

Se ti guardi attorno è tutto ciclico. 

La porta è la morte. 

Fuori c'è la realtà. 

Il tempo è un costrutto irreale. 

Non è una cosa naturale. 

Forse inventato dai produttori di orologi?!

Probabilmente costruito da Dio, per chiuderci dentro. 


Se fossi un dio.

Se fossi un dio darei vita ad esseri capaci di andare nel mondo. 

Darei loro occhi per vedere oltre ma alzerei densa nebbia per renderli ciechi. 

Darei loro mani per fargli credere di poter fendere la bruma che li offusca. 

Darei loro una voce per chiamarsi e cercarsi gli uni con gli altri mentre la foschia li divide. 

Darei loro orecchie per sentire le richieste di aiuto dei loro simili nella caligine. 

Darei loro coscienza a sufficienza per chiedersi il senso della loro esistenza. 

Se fossi un dio priverei i miei esseri dell'anima per farli sentire incompleti.

Li vedrei nella loro totalità mentre invece loro si specchiano negli attimi che compongono il tempo.

Mi parlerebbero ed io li ascolterei e li guarderei in silenzio, perché nessuna mia parola supererebbe il dolore delle pene già inflitte. 

Prenderei la loro paura della morte e la mescolerei con la mia voglia di vita per rendermi conto che un dio esiste oltre le speranze di chi si cerca nella nebbia senza mai trovarsi. 

Ho creato esseri soli che guardano il suolo per non perdere la via di nessuno.

Dimenticherebbero che la foschia sfuma nel cielo sopra le loro teste. 

Rido, 
rido e
rido. 

lunedì 4 settembre 2023

Wake up.

Con l'inquietante sensazione che tutti sappiano qualcosa di me che nemmeno io so. 
Mi sento in questo modo sempre il primo o l'ultimo di qualcosa. 
Quando, invece, l'unica cosa che vorrei sarebbe sentirmi come la maggior parte delle persone. 
Come i troppi che vivono le loro vite in dormiveglia. 
Io pago il prezzo dell'essermi svegliato nella notte, perdendomi i sogni più fantastici o risparmiandomi gli incubi più cupi. 
Intorpidito dalla stanchezza sono io che cullo la mia mente sull'onda del risveglio. 
Aspettando il momento in cui il mio corpo potrà riposare sfinito, esausto, in riva al mare dell'esistenza. 
Mentre l'anima prende il largo. 

Suona una sveglia. 


 

domenica 3 settembre 2023

Il telefono squilla...

... Sì, pronto?

Ciao Soffio! Scusa l'ora, volevo solo dirti che qua c'è un bel tramonto.

Mi dispiace tu non ci sia, ma quando torno giuro che te lo racconto.

Ti ho scritto una lettera ma non mi hai risposto.

Mi dispiace non sentirti, qualcuno ha detto che eri morto.

Io non ci ho creduto ed ho pensato:

"chi lo ammazza quello stronzo?"


Ehilà, eccomi, e mi scuso fin da subito per l'acidità.

Ho avuto qualche problema, niente di serio, però non so ancora come andrà.

Mortificato per la lettera, devo averla schivata con le mie mille abilità. 

Tipo volare a mezz'aria sulle città o prendere il largo su una misera zattera.

Chi ha detto che ero morto?

Pensa, io nemmeno me ne ero accorto.




Dobbiamo rivederci, anche solo per una birra. Quando è che ti trovo?

C'è una cosa di cui ti vorrei parlare e non so come dirla.

Forse avevi ragione, c'è qualcosa che mi turba.

Mi disturba questa dimensione e il non sapere cosa sono.

Sento un potente sussurrare che mi mormora di stare zitto.

Perché il guaio è che più parlo e meno vengo capito.




Senti, amico, io c'ho voci in testa che urlano a mi aizzano.

Di come in realtà sia tutto assurdo e finto. 

Il più delle cose non le capisco. 

Eppure ho adesso una strana sensazione in corpo.

Come se la mia chimica squilibrata mi facesse perdere qualche colpo.



Mi dispiace sentirti in questo modo, sai che a te ci tengo.

Anche io vado dall'analista, eppure un po' me ne pento. 

A volte sai lo penso, sento un vuoto denso che mi collassa dentro. 

Lui mi dice "stai attento, prendi al bisogno questo e quello".

Io le butto nel cesso e mi tengo stretto questo buio pesto.  



Audace! Prendo farmaci da anni e tutto dentro sempre tace.
 
Un po' dispiace pensare che con questo il mio analista si compiace.

E si gratta il mento mentre gli dico di quanto aripiprazolo non mi piace.

Perché non capisce che brucio come brace mentre cerco pace.

Ora ti saluto e stacco, se ti chiedono di me dì pure che la morte mi ha nel sacco.
 



 


 

venerdì 1 settembre 2023

Burnout.

Pochi anni fa, per alcuni mesi, ho lavorato per la più grossa azienda italiana di servizi postali. 
Facevo il postino. 
Mi viene da sorridere essere qua a scriverne perché, dovete sapere, sembra che quella del postino sia una posizione ricoperta di dovere da chiunque ami scrivere porcherie incomprese. Charles Bukowski è stato uno dei miei scrittori preferiti quando ero più giovane e lo apprezzo tutt'oggi anche se in maniera diversa. Ad ogni modo sì, dicevo, ho lavorato anche io come postino. 
Oggi faccio tutt'altro e sono rientrato a lavoro da pochi giorni dopo le ferie estive. Proprio l'altro giorno ero con un paio di colleghi alla macchinetta del caffè. Si parlava di esperienze lavorative passate e di me è venuto fuori che ho consegnato posta. I miei colleghi son rimasti stupiti, immaginando forse si trattasse di un bel lavoro, magari tranquillo. In una grande, solida e importante azienda che da molti viene considerata un'eccellenza italiana. Peccato che la mia esperienza in quell'ambiente abbia qualcosa di grottesco. 
Inizio turno ore otto del mattino. Non appena dentro l'ufficio postale venivo puntualmente accolto dal Direttorino (così lo chiamavano). Quasi sempre vestito con una polo, il più delle volte rosa pallido, con il colletto alzato. Jeans attillati con risvoltino che incoronavano un paio di terribili Hogan color bronzo. Sembrava inoltre che una delle sue mansioni da contratto fosse quella di reggere un bicchiere di caffè con la  mano. 
«Buongiorno ragazzo! Oggi una giornata tranquilla. È arrivata poca roba» il che era un avvertimento per prepararmi al peggio. «È una bella giornata, oggi c'è il sole.» 
Era il mese di Luglio, si sfioravano i quaranta gradi già alle ore dieci. 
La giornata lavorativa iniziava con la presa in carico della zona da coprire. 
«Allora, oggi c'hai come sempre la zona attiva però mi devi fare anche la Linea Evolution della zona spenta. In più ti chiedo di consegnarmi i quotidiani della 2A e qualche estera della 2B, me lo fai questo favore?» mi chiede il Dirrettorino in una mattinata come troppe, con una faccia da sberle come poche. Oltre a decine di pacchi di riviste, corrispondenze, prioritarie, estere, giornali e stampe inutili c'erano mai meno di un'ottantina di raccomandate. Questo implicava il dover stilare almeno una settantina di avvisi per tutto ciò che non veniva recapitato ai destinatari, una volta rientrato in ufficio. 
«Forza, forza, forza! Facciamo andare le mani!» continuava a dire incitando la sua squadra di portalettere tutta intenta a prepararsi ad uscire per il giro di consegna; quando poi torna a rivolgersi a me sottovoce: «Senti, oggi prendi lo scooter quello scassato, è l'unico disponibile». Io annuisco mentre sistemo la posta da portare fuori. 
Quello scooter era una trappola su due ruote. Una volta ci sono anche caduto. 
La giornata lavorativa in strada prevedeva la consegna della posta, ovviamente. I primi giorni con in mano una cartina stradale vecchia di almeno vent'anni. Il giro di consegna non si articolava solo in zone urbane, anzi, dovevo recapitare molta posta anche a cascine quasi abbandonate e diroccate. Ho fatto non so quanti chilometri in scooter scappando, rincorso da cani rabbiosi lasciati liberi in zone di campagna. In quei giorni faceva un caldo estremo, ed io ero vestito con abbigliamento pesante da lavoro. Praticamente restavo ogni giorno senza acqua, dovendo concludere il giro ai limiti della disidratazione. Una volta, avvertendo una sete estrema, ho dovuto bussare alla porta di una persona sconosciuta chiedendo dell'acqua da bere. Per fortuna incontrai una persona buona che mi diede un'intera bottiglia d'acqua fresca.
Almeno tre volte in pochi mesi lo scooter mi ha lasciato a piedi. 

Umanità zero. 
La cosa importante era fare i numeri. 

La mia missione sarebbe dovuta durare un anno. Abbandonai pochi mesi prima del termine. 
Ero in burnout totale. 

Schiavizzato per due soldi con l'illusione del posto cosiddetto "fisso". 

Ho lasciato questa grande occasione ad altri. 
Mi piace vederla così.

L'infelicità è la forma che prende la consapevolezza dell'esistenza di altro.