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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

martedì 19 settembre 2023

Una presenza ingombrante.

Sentiva una presenza costante ed era ovunque lui si trovasse. Non gli era possibile sfuggirle. Per la maggior parte del tempo se ne stava in silenzio ad osservarlo. Poi, ogni tanto, nei momenti più inaspettati, si risvegliava ed in modi a lui incomprensibili gli parlava. Lo ha accompagnato per una vita. 

Nei primi anni della sua esistenza innescò in lui ricordi, immagini, pensieri e sensazioni che gli sarebbero germogliate dentro come una pianta rampicante. Avvolgendo ed infestando ogni cosa e preparando il campo a quello che sarebbe successo dopo. 

Il primo vero ricordo che lui ha di questa presenza risale alla sua infanzia, quando aveva non più di otto anni. Uscendo da un reparto pediatrico una voce gli chiedeva "vuoi giocare con noi?" e lui, troppo giovane ed inconsapevole rispose con la voce squillante ed accesa di ogni bambino: "sì". Il gioco, poi, andò avanti per anni. Le regole cambiavano e crescevano insieme a lui, diventando sempre più rigide. Le penitenze sempre più dure. La vittoria sempre più lontana e dimenticata nel silenzio. 

Finché un giorno, pensando che questa presenza avesse abbandonato il gioco, lui ricominciò a respirare. Ma non durò per molto perché lei, sì, era ancora lì ed in tutti quegli anni lo aveva osservato crescere, giocare, piangere, barare, perdere ed allora tornò in gioco. 

Questa volta presentandosi a lui in maniera diversa, nuova, eppure era sempre la stessa. Forse solo più cresciuta ed incazzata. Lo prese alla sprovvista in un momento di estrema stanchezza e debolezza, dopo anni di soffocante pesantezza. Gli fece gli occhi dolci e, con l'accenno di un sorriso tirato sulle guance fino a mostrarne le fossette, gli sussurò il suo nome. Lui cadde a terra in ginocchio con la testa china verso il suolo come un cavaliere che sfinito accetta la sconfitta. 

Ma lei non era ancora sazia del dolore da lui patito e dal sangue da lui sputato ed, allora, ricambiò con un inchino la forza da lui dimostrata in battaglia ed indietreggiando uscì di scena per tornare nel buio in cui era rimasta nascosta da sempre. 

Lasciandolo in uno stato di non vita, di non morte. 

Lui la aspetta ancora.

Sapendo che quella presenza lo sta ancora osservando. 

Tornerà e, quando succederà, lo farà ancora più agguerrita. 

È solo questione di tempo.

Okay, ma com'è possibile?