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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 29 giugno 2024

Antenati.

Le scimmie sono animali estremamente intelligenti. Discendiamo da loro, dicono. Leggevo un articolo, qualche settimana fa, non ricordo su quale testata, che parlava proprio di questo. Condividiamo con i primati gran parte del nostro genoma. Nel corso degli anni sono stati molti gli studi che hanno tentato di aprire un canale di comunicazione con scimmie come oranghi, gorilla e scimpanzé. Leggevo che, le scimmie, sono in grado di comunicare con noi attraverso un alfabeto appositamente studiato per loro, arrivando ad apprendere centinaia di vocaboli che poi riutilizzano per esprimere addirittura i loro stati d'animo e le loro emozioni. Insomma, comunicare con le scimmie sarebbe possibile. Eppure, leggevo sempre sullo stesso articolo, non hanno mai posto domande a noi esseri umani. Questa cosa ha suscitato una curiosità enorme in me e ci ho riflettuto a lungo. Le scimmie apprendono, si confrontano e si esprimono ma non riescono a porre domande. Perché?
Mi sono detto che deve necessariamente essere la nostra facoltà di astrazione a renderci possibile l'immaginazione di altro, e quindi aprire scenari, ipotizzare e muoverci in base alla curiosità. Ma poi... 
Ho letto un altro articolo, sempre sulle grandi scimmie. Questa volta, veniva posta l'attenzione sulla loro capacità di curarsi e auto medicarsi tramite rimedi naturali, proprio come avremmo fatto noi agli albori dell'umanità. 
Questo è strano, non trovate?

Ci vorrà un chiodo. (Parte 3)

Le Norne erano divinità dell'antichissima mitologia norrena. Il termine "Norn" può essere tradotto dal norreno come "Colei che bisbiglia un segreto". Erano tre, ed erano loro a decidere le sorti ed il destino di tutti gli uomini viventi.

Ho deciso di cimentarmi nella realizzazione di tre tele per ognuna delle tre divinità e, ovviamente, lo faccio a modo mio.

"La destinataria", la terza Norna da me reinterpretata e dipinta. È colei che ascolta il segreto sussurrato da "La rivelatrice".
La carnagione pallida, quasi bianca, in un volto scavato da un dolore inatteso e che sgorga in una lacrima di sangue. Gli occhi spalancati e fissi nel vuoto, cercano nell'osservatore un appoggio, la condivisione della sofferenza. A lungo La destinataria ha bramato la verità sul segreto eppure, ora che le appartiene, non è poi così certa di riuscire a sostenerla e custodirla. Sarà poi L'oppositrice a farle cenno di non parlare, allo stesso tempo conscia dell'insostenibile peso che La destinataria dovrà portare.
La vuota saturazione dei colori è indicativa del trauma che ha scosso la protagonista dell'opera, che sprofonda in uno sfondo scuro, come se tutto intorno a lei perdesse ora consistenza, realtà e valore.


Titolo: Le Norne n° 3 di 3 - La destinataria
Artista: sconosciuto
Tecnica mista su tela
Dimensioni: 30 x 60 cm
Anno 2024
 

mercoledì 19 giugno 2024

Connessioni.


 È l'esatto istante in cui avviene una connessione sinaptica.
Ma dall'altra parte dell'obiettivo c'era il Sole che si intravedeva tra i rami degli alberi, giuro.

Punto e a capo.

ATTENZIONE:

IL POST CHE SEGUE FA UN USO SCONSIDERATO DELLE VIRGOLETTE.
TIPO "COSÌ".
NON FATELO A CASA.

Chi mi legge e chi mi conosce sa di quanto io creda fermamente in "altro", oltre a tutto questo. 

Da troppi anni ormai do molte cose per scontate, anche questa mia cieca "fede". Negli ultimi tempi sto facendo un lavoro introspettivo un po' diverso dal solito, con l'intenzione di fare un viaggio a ritroso nel mio credere e in quelle che ormai sono diventate, forse purtroppo, convinzioni. Quindi chiedo, "com'è iniziato tutto?".

Per mia fortuna affondo da sempre radici in un terreno "neutro". Sono cresciuto vedendo, da una parte, mia madre. Lei, fortemente spirituale ma mai "religiosa". Dall'altra, mio padre, tendenzialmente ateo anche se, conoscendolo, dubito non abbia una spiritualità propria. Oltre al battesimo e ad i sacramenti cattolici fino alla Cresima, non mi è mai stato imposto nulla dal punto di vista religioso. Oggi mi chiedo il perché di questa imposizione, ma non posso fare a meno di vederla come un tentativo di "inclusione" nei miei confronti da parte dei miei genitori. Purtroppo veniamo da generazioni che non hanno potuto fare a meno di vedere il cattolicesimo come il sentiero più "normale" da seguire ed impartire ai propri figli.

Fin da molto piccolo mi chiedevo il perché ed il come esistesse "questo" piuttosto che "niente". Non passò molto tempo prima che iniziai a chiedermi perché invece di "questo" non potesse esistere "altro".

Conosco a memoria alcune delle preghiere più gettonate durante le messe domenicali, tuttavia il Dio cattolico mi è sempre stato un po' antipatico e non sono mai riuscito a credere nemmeno nella possibilità che un Gesù storico possa essere vissuto nel passato della nostra storia. Qualcosa, durante le lezioni di catechismo, mi diceva continuamente che stavamo studiando un'enorme menzogna ma qualcosa di "reale" e "vero" doveva pur esserci.

Avevo forse meno di una decina d'anni quando venni ricoverato in ospedale per quella che successivamente si rivelò una stupidata ma ricordo un'episodio molto particolare avvenuto alla fine di quel ricovero. Il giorno delle dimissioni, infatti, ero pronto per lasciare il reparto ospedaliero e mio padre mi lasciò da solo con la valigia nei pressi dell'infermeria (presumo lui fosse andato a ritirare la lettera di dimissioni, o non so dove) ed in quel momento da solo, avvolto nel più strano silenzio, avvenne qualcosa di curioso. Sentii alcune voci, presumibilmente di bambini che, in coro, mi chiedevano: "vuoi giocare con noi?".  Mi guardai intorno, non c'era nessuno, ero solo. Eppure, quelle voci, le avevo sentite chiaramente. Non diedi troppo peso alla cosa, che comunque mi toccò per la prima volta ad un livello che mai avevo sperimentato prima di quel giorno. È stato quell'episodio, probabilmente, che ha cominciato a suscitare in me un interesse smodato verso tutto ciò che non riesco a spiegarmi.

Nominavo spesso la "vita". Non la capivo. Avevo la strana e costante sensazione che la vita, appunto, non fosse la "normalità" ma che fosse invece una condizione da "sperimentare", nel senso più stretto del termine. Mi interrogavo con insistenza sulla morte, chiedendomi cosa fosse e non riuscendo a fare a meno di vederla come un "ritorno" a qualcosa di dimenticato.

In quegli anni usciva il film The Truman Show con Jim Carrey. Erano gli anni in cui per poche lire si noleggiavano i film da Blockbuster. Ricordo che una sera lo vidi in televisione insieme ai miei genitori e quel film mosse ancora qualcosa in me, facendomi riflettere su quale potesse essere la reale natura della condizione umana e radicando in me la consapevolezza che proprio come per Truman Burbank ci dovesse essere una realtà più ampia fuori da qui. Realtà misteriosa ed inimmaginabile, oltre che inaccessibile.

Mi ha sempre affascinato la scienza e le risposte che è in grado di dare ma le ho sempre riconosciuto dei limiti enormi, soprattutto per l'estremo scetticismo e materialismo con cui a quei tempi affrontava temi a me cari come l'esistenza di altre forme di vita intelligenti oltre alla nostra, ad esempio. A quell'età, non sapendo come meglio immaginare "loro", gli "altri", credevo fermamente negli alieni come piccoli mostriciattoli grigi con grandi occhi neri a bordo di dischi volanti.

Poco tempo dopo accaddero alcune cose nella mia vita, molto concrete e reali, che mi confermarono ciò che fino a quel momento avevo sempre pensato: la verità ama nascondersi ed è necessario un continuo lavoro di ricerca. Ho vissuto istanti in cui mi sentivo per davvero come avrebbe potuto sentirsi Truman mentre sfiora con il palmo della mano il fondale del set in cui si trova rinchiuso da sempre a sua insaputa. E per quanto duro possa essere stato il colpo ho realizzato che, le risposte, prima o dopo arrivano.

Ho vissuto l'età dell'adolescenza fino alla prima età adulta come un umanesimo personale. Ero molto centrato su me stesso e convinto che le risposte che cercavo, e che mi servivano, si sarebbero dovute trovare necessariamente dentro di me. È stato un medioevo dell'anima, un periodo cupo spiritualmente parlando perché più mi concentravo a scavare dentro e più, fuori, accadevano cose alle quali non sapevo dare una risposta. La sensazione è quella di aver rubato del tempo alla mia ricerca, durante quegli anni. Di essermi accampato a lungo ai bordi del sentiero che stavo percorrendo. 

Qualcosa, fortunatamente, mi diede uno scossone una decina di anni prima di questo post. E, dopo quegli avvenimenti, la mia visione della realtà e della vita non è più stata la stessa. Tuttavia, è come se ogni singolo passo percorso sul sentiero fin dall'inizio di questa mia vita fosse stato utile a portarmi nell'esatto punto in cui mi trovo oggi. La cosa che mi spaventa è che non posso sapere quanto ancora io debba camminare. Non posso sapere nemmeno se ci sarà mai un punto di arrivo, purtroppo. Ma sono certo che più avanzo e più c'è da contemplare e questo, per una persona come me, è già un buon motivo per non fermarsi.

martedì 18 giugno 2024

Il mio salto concettuale.




Titolo: Oltre la soglia
Artista: sconosciuto
Tecnica mista su tela
Dimensioni: 50 x 70 cm
Anno 2019



Titolo: Salto concettuale
Artista: sconosciuto
Tecnica mista su tela
Dimensioni: 40 x 60 cm
Anno 2022

Non me lo aspettavo.

Qualcosa sta cambiando, su questo piano.
Intravedo adesso una luce che prima non c'era. 
È un po' come fare un salto nel vuoto, ora. 

Mi riprometto di mantenere la mia mente aperta.

In fondo, volare è una caduta continua intorno alla Terra.

Ci vorrà un chiodo. (Parte 2)

Le Norne erano divinità dell'antichissima mitologia norrena. Il termine "Norn" può essere tradotto dal norreno come "Colei che bisbiglia un segreto". Erano tre, ed erano loro a decidere le sorti ed il destino di tutti gli uomini viventi.

Ho deciso di cimentarmi nella realizzazione di tre tele per ognuna delle tre divinità  e, ovviamente, lo faccio a modo mio.

È "La rivelatrice", la seconda opera. Si tratta della Norna che rompe il patto, quella che rivela il segreto. È la divinità più logorata tra tutte, perché troppo a lungo ha nascosto la verità. Il suo corpo color azzurro, che anche in questo caso rimanda al colore dello spirito, lascia spazio sfumando ad un volto color cenere, dalle fattezze inquietanti e che ben poco hanno di divino. Il trittico completo non è ancora visibile ma "La rivelatrice" è raffigurata nell'esatto istante successivo alla sua rivelazione. Il volto scavato e stanco, impietrito, dallo sguardo vuoto, trova un accenno di sorriso liberatorio, dopo essersi sbarazzata del peso del segreto. Vediamo la protagonista in primo piano, a mezzo busto, di profilo su uno sfondo che anche anche in questa occasione vuole ricordare il male presente nella realtà non divina. 



Titolo: Le Norne n° 2 di 3 - La rivelatrice
Artista: sconosciuto
Tecnica mista su tela
Dimensioni: 30 x 60 cm
Anno 2024

Questo quadro lo regalerò a breve a qualcuno.

lunedì 17 giugno 2024

Ci vorrà un chiodo. (Parte 1)

Le Norne erano divinità dell'antichissima mitologia norrena. Il termine "Norn" può essere tradotto dal norreno come "Colei che bisbiglia un segreto". Erano tre, ed erano loro a decidere le sorti ed il destino di tutti gli uomini viventi.

Ho deciso di cimentarmi nella realizzazione di tre tele per ognuna delle tre divinità  e, ovviamente, lo faccio a modo mio.

Ho realizzato la prima opera che ho intitolato "L'oppositrice". Lei è infatti colei che non rivela, andando contro la sua natura. In quanto divinità, è conscia del suo potere e della sua immensità. La immagino tanto vicina a me da potermi rivelare i segreti di questo mondo ma lei preferisce tacere, portando la mano sulle labbra in segno di silenzio. Sul volto una malinconica espressione, quasi dolorante, raffigura tutta la stanchezza di chi porta il peso della verità. Lei non tace per dispetto, fa silenzio per non gravare su chi potrebbe ascoltarla, facendosi carico di tutta la sofferenza che nessun altro potrebbe sopportare. L'oppositrice ha una carnagione azzurra, limpida. Il colore associato allo spirito, alla parte più profonda di ognuno di noi. Delineata da linee e segmenti duri, spezzati, di color nero. È questo indice della forza divina che custodisce il segreto. La vediamo in primissimo piano sovrastare uno sfondo acceso, color rosso, simbolo della sofferenza terrena e umana di cui si fa carico. Perché si oppone? Perché stanca di reggere il gioco di un Dio cattivo nei confronti di un'umanità ignara. 




Titolo: Le Norne n° 1 di 3 - L'oppositrice
Artista: sconosciuto
Tecnica mista su tela
Dimensioni: 30 x 60 cm
Anno 2024

Questo quadro lo regalerò a breve a qualcuno.

domenica 16 giugno 2024

Dall'altra parte.

«Così non funziona, non funzionerà» dice una figura femminile nell’ombra. «Funzionerà, dobbiamo dargli tempo» risponde un uomo davanti ad un computer. «E se non dovesse funzionare?» ribatte lei. «Il fallimento non è contemplato, ci stiamo preparando a questo esperimento da ormai trent’anni, non dipende tutto e solo da Paolo», replica l’uomo ancora intento a smanettare al pc. Lei: «Possiamo comunicare con lui durante lo stato di sonno, questo ci pone già ad un buon punto» ma l’uomo la interrompe: «Alt, possiamo parlare con lui ed è vero. Questo non significa che stiamo comunicando, è ancora inconsapevole e dorme ancora molto, molto profondamente». Lui si accende una sigaretta, aspirando e poi proiettando una nuvola di denso fumo contro il monitor. Alle sue spalle, la donna, guarda lo stesso monitor riprodurre l’immagine di Paolo mentre dorme nel proprio letto, inconsapevole di essere osservato. «Non riesco a credere che lo stiamo facendo sul serio» commenta lei. L’uomo accenna un ghigno sul volto, prima di rispondere: «Non stiamo ancora facendo niente, stiamo solo osservando. Sarà lui a dover fare il lavoro più importante e…», «E più difficile» conclude la donna. In quello stesso momento si avvicina alla scrivania un uomo in divisa: «Dottore, direttive dall’alto. Mi chiedono di farvi prendere visione e firmare per accettazione e, dopo questo, procedere con le istruzioni», dice il militare facendo scivolare il documento sul tavolo, prima di congedarsi. Lo sguardo della donna si allunga curioso in direzione di quel foglio di carta, sul quale riesce a leggere chiaramente:

 

Progetto: Futurum Perfectum
Il soggetto non riporta segni di amnesia irreversibile, il quadro cerebrale è conforme con il sostentamento dell’operazione in corso. Procedere con sperimentazione sul soggetto in esame fino a nuovo ordine. 

La direzione scientifica. 

«Cosa significa questo?» chiede lei. L’uomo, sventolando quel documento, risponde: «Che Paolo ha tutte le capacità per ricordare».

È tempo di gatti.

- Cosa pensi del tempo?
- Il tempo? Un figlio di puttana. Logora ogni cosa. 
- Quello che intendevo era... Cos'è, il tempo?
- Ah. Bé, è una convenzione per organizzare la successione di eventi, stati o cose. Qualcosa del genere.
- Nei giorni scorsi ho fatto una riflessione nuova, sul tempo. 
- Di che si tratta?
- Vedi, mi chiedevo se il tempo non fosse altro che una sorta di plug-in della coscienza. 
- Non capisco. 
- Percepiamo il tempo perché abbiamo una memoria, capisci cosa voglio dire?
- Quindi il tempo non esisterebbe senza la memoria?
- La memoria funziona attraverso processi cognitivi e cerebrali, il cervello di un gatto non è come il nostro e dubito i gatti abbiano la nostra memoria e, quindi, la nostra percezione del tempo.
- Certo, ma non dimenticare la paura.
- La paura?
- La paura, sì. È una delle emozioni più universali che accomuna gli esseri viventi. La paura nasce dal pericolo della morte e di una fine. Anche i gatti hanno paura della morte, della fine del loro ciclo vitale. Hanno quindi, sicuramente, una loro percezione del tempo.
- È proprio a questo che volevo arrivare. Non credo possa esserci una definizione universale né tantomeno una percezione comune, del tempo.
- Certo.
- Sai, inizio a pensare che non siamo noi a scorrere su di una linea temporale, ma che sia il tempo stesso a fluire in noi attraverso la nostra coscienza, passando per la memoria.

Chissà come percepisci questa realtà.

 

martedì 11 giugno 2024

L'ora di religione.

Non saprei, alzo gli occhi al cielo e mi chiedo cosa non stia funzionando.

Pochi giorni fa scorrevo le news sullo smartphone e mi è capitato sott'occhio questo articolo de Il Post, leggendone il titolo non ho potuto fare a meno di aprirlo.

Per chi non avesse voglia di leggerlo tutto, potrei riassumere dicendovi che tratta dell'ora di religione nelle scuole di ogni fascia d'età. 

Sono tendenzialmente contrario all'ora di religione nelle scuole di un Paese che si professa laico. È la contraddizione, che a me non piace. Ma questo è un ragionamento già masticato, digerito e addirittura rigurgitato. Com'è infatti specificato nell'articolo sopra citato, è la legge italiana ad imporre tutt'oggi un'insegnamento della religione impostata sulla dottrina della Chiesa. Diverso sarebbe se parlassimo dell'ora di insegnamento delle religioni di tutto il mondo. L'insegnamento della religione nelle scuole dovrebbe prefiggersi l'obbiettivo di ampliare la conoscenza e la visione dei giovani di tutte le età, riguardo alle molteplici interpretazioni di Dio. La scuola italiana, in questo senso, non sta facendo informazione e formazione, vuole invece fare opera di conversione. Sarebbe interessante studiare le principali religioni della storia, partendo dalle loro origini per comprenderle meglio fino ai giorni nostri ed avere così una visione d'insieme più ampia sul rapporto che l'umanità ritiene di avere con Dio.

Leggevo inoltre, alcune settimane fa su un altro articolo del quale ho perso il link, che le generazioni più recenti si stanno allontanando da Dio. L'articolo era mal posto, perché quel che voleva intendere è che sono sempre meno i giovani che ricevono i sacramenti o che più semplicemente si sposano nelle chiese secondo il rituale cattolico. Nonostante la mia visione delle cose, entro abbastanza spesso nelle chiese e mi accorgo continuamente che queste sono piene di gente ormai anziana, di un'altra generazione. Io, di questo, sono contento perché la mia sensazione è sempre quella di trovarci oggi in un medioevo spirituale.

Ecco. Se nelle nostre scuole ci si ponesse l'obbiettivo di dare ai ragazzi le basi per sviluppare in autonomia un proprio pensiero, senza che questo diventi un dogma, e una propria visione di Dio, credetemi, faremmo un importante balzo spirituale nel giro di pochi decenni. Balzo di cui abbiamo un disperato bisogno, dal mio punto di vista. Dio non lo si insegna, nessuno ce lo presenta o ce lo raccomanda, non si compra e non si vende. È il percorso di ognuno di noi che, in un modo o nell'altro, prima o poi, ci porta a Dio. E questo percorso, come dissi già in passato, lo decide proprio lui.

"La scelta è solo tua, non si vive per accontentare gli altri."

Dal film Alice in Wonderland


Datemi un buon motivo. Me ne basta uno soltanto. Io, ormai, non riesco più a vederlo.


sabato 8 giugno 2024

Sono noioso.

La gente che mi conosce e mi vive quotidianamente è stanca marcia di sentirmi fare sempre gli stessi ragionamenti, stufa di non riuscire a rispondere alle mie solite domande impossibili. Io stesso mi rendo conto di essere petulante, ripetitivo e noioso. Convivo con me stesso da una vita e se non mi conoscessi abbastanza basterebbe uno sguardo allo specchio per pensare di avere a che fare con una persona drammaticamente cerebrale, nel senso più brutto del termine. La mia stessa psicologa, in una delle nostre ultime sedute, provava a farmi riflettere su quanto possa essere costruttivo e funzionale, e quanto invece no, rimuginare su dilemmi esistenziali. Alcune delle persone che mi conoscono, compresa la mia psicologa, mi ripetono di quanto io sia una persona pericolosamente sensibile. Certo, interrogarsi nel profondo è caratteristica dei sensibili ed è un'abitudine che alimenta questa sensibilità. Sensibilità che sono arrivato a disprezzare, quasi. Ma sul ragionamento che la mia psicologa voleva far nascere in me, non ho nulla da ridire. Anzi. Mi sono posizionato sempre in prima linea nel sostenere che la vita sia il paese dei balocchi degli ignoranti. Coloro che ignorano, infatti, senza porsi troppe domande, sono probabilmente quelli che riescono a prendere il massimo da questa esperienza di vita. Qualcuno sosteneva che sia impossibile vivere la vita e comprenderla allo stesso tempo, ed è così. Qualcun altro ha tuttavia detto che una vita compresa equivale ad una vita vissuta. Ecco, io considero questa affermazione valida tanto quanto la prima. Ed anche di più, della prima. Io ho tutto ciò che dovrei desiderare, tutto quello che potrei avere, eppure c'è una parte in me che soffre per la mancanza di qualcosa che non riesce nemmeno ad immaginare con il potere dell'astrazione. Più volte mi sono interrogato sulla percezione di questa mancanza. La parola "mancanza" deriva dal latino "mancus", che potremmo tradurre come debole in qualcosa, carente, ma anche storpio. Non so, queste parole mi riportano ad una totalità mancata, appunto. Come posso sentire la mancanza di qualcosa che non dovrei nemmeno essere in grado di pensare? Eppure sono certo che qualcosa c'è, ed io mi sforzo sempre troppo nel tentativo di raggiungere questo qualcosa. 

Tutto, intorno a noi, racconta la nostra storia in mezzo al nulla.


Lontani.


 

Qualcosa ci ha toccati entrambi.

giovedì 6 giugno 2024

 Non sono riuscito a risparmiarmi nemmeno questo. 



Potete ascoltarlo QUI.

mercoledì 5 giugno 2024

Entropia.

Più ci interroghiamo, più cerchiamo. 

Più cerchiamo, più troviamo. 

Più troviamo, meno capiamo.

Eresia!

- Non ho mai capito la matematica, sai?
- Com'è possibile? Sono semplicemente... Numeri.
- Può darsi. Ma sai cosa pensavo?
- No, che cosa?
- Tu credi nella teoria del Big Bang, sbaglio?
- No, non sbagli. Trovo sia l'unica teoria plausibile sulla nascita dell'Universo. 
- Quindi sostieni che ogni cosa sia nata da questa grande esplosione?
- Non è propriamente così. Immaginare il Big Bang come una grande esplosione è fuorviante, mi segui?
Voglio dire, immaginalo più come un limite oltre il quale non possiamo osservare e comprendere.
- Quindi, stai dicendo che oltre questo limite la fisica e la matematica a noi conosciute smettono di funzionare?
- Non possiamo saperlo in effetti, non possiamo vedere oltre quel limite. 
- Però... Utilizziamo la matematica per decifrare il mondo e l'Universo?
- Sì, la matematica è uno dei linguaggi dell'Universo.
- Non so.
- Che cosa?
- Se l'Universo è costruito sulla matematica, mi viene da pensare che questa debba esistere anche fuori da esso. Non pensi?
- E se invece la matematica fosse nata con l'Universo stesso?
- In quel caso sarebbe limitata tanto quanto noi. 
- Che vuoi dire?
- Leggi come quella di Lavoisier, o il secondo principio della termodinamica, ad esempio, trovano un punto preciso, minuscolo ed apparentemente insignificante nella storia dell'Universo nel quale... Semplicemente non valgono. Stando almeno alla teoria del Big Bang. 
- Stai dicendo che la matematica sia in realtà un'invenzione?
- La matematica ci è di grande aiuto. È fondamentale.
- E allora?
- Penso solo che la matematica sia il più grande bluff dell'Universo.

martedì 4 giugno 2024

Oblivion.

Dobbiamo spingerci oltre, sempre con molta cautela. Stando attenti a non farci male. Superare i confini per guardare un po' più in là. Voglio che nei miei occhi si rifletta qualcosa di nuovo. Pensieri diversi, nella mia mente. Idee originali. Ho bisogno di un nuovo centro per bilanciare il rumore con il silenzio, la paura con la quiete. Un posto sicuro in cui lasciarmi vivere senza il timore che l'abbandono diventi resa e senza che la calma venga scambiata per il nulla. Tutto questo c'è, lo so. Siamo solo chiusi dentro. 

Rumore.

domenica 2 giugno 2024

La teoria delle stringhe.

"Sarebbe curioso se alla fine fossi tu, a riscoprirti di strette vedute mentali."

Rileggere il me di troppi anni fa, come fosse un'altra persona. Dopotutto è passato abbastanza tempo perché ogni cellula del mio corpo si rigenerasse, almeno questo dovrebbe rendermi una persona diversa da quella che ho letto in questi giorni. Come ho già detto, anche su questo blog, trovo curioso come anche le convinzioni ed i pareri cambino rinnovandosi nel corso del tempo, restando tuttavia gli stessi. Questo concetto non sarà di facile comprensione per molti, probabilmente non riesco a spiegarlo in maniera migliore. In fondo, nemmeno all'epoca sapevo raccontare meglio di quanto faccia oggi la mia storia. Mi sono rivisto perdere la ragione, il senno e tutto quanto, in parole povere. Avevo perduto anche la mia considerazione per la grammatica e la corretta sintassi, quando oggi sono queste le uniche cose a me rimaste. A distanza di tutti questi anni, lo ammetto. Solo ora. Avevi ragione. Mi ero sbagliato. Avevo preso un abbaglio colossale. Non ero riuscito fin da subito a mettere a fuoco la situazione. Questo mi fa riflettere su quanto tempo io abbia perso, rincorrendo idee sbagliate costruite su false convinzioni. Nonostante questo, non posso farmene una colpa. La mia mente ha sempre tentato di aggrapparsi a tutto ciò che aveva sempre conosciuto fino a quel momento. Non ero pronto, a quei tempi. Sfido chiunque a trovarsi pronto a qualcosa del genere. Oggi non sono pronto ugualmente, mi sono però abituato a tenermi forte.

Torno indietro, da quel ragazzo di vent'anni, e in un abbraccio gli sussurro poche parole all'orecchio.

sabato 1 giugno 2024

CARICAMENTO CONSAPEVOLEZZA IN CORSO...

Può bastare.

"È rimasto poco e niente, del suo passaggio sul pianeta Terra. E quel poco rimasto, è stato dai più dimenticato.
La sua casa esiste ancora. Alcuni anni dopo la sua morte vi ha vissuto una famiglia dell'Est Europa fuggita a quella che oggi conosciamo come la terza guerra mondiale. In quel piccolo appartamento al quinto piano di una cittadina del Nord Italia, quella famiglia aveva trovato il proprio rifugio sperando in un nuovo inzio, prima che i mercenari facessero irruzione portando solo dolore e morte. 
Dopo tutto questo, e prima della nostra venuta, quella stessa abitazione veniva avvolta da piante e germogli infestanti, dai fiori così rossi che sembravano pregni del sangue in cui affondavano le radici. Abbiamo raccolto quei fiori e li abbiamo studiati, catalogati ed infine riprodotti. Quel fiore, che noi chiamiamo Sang du Passage, è oggi l'emblema presente sulla nostra bandiera. Bandiera che issiamo con onore e rispetto su questo pianeta. 
Ma c'era dell'altro. Era rimasto un diario. Quel diario raccontava una storia. La storia del suo tentativo e del nostro fallimento. Di come abbiamo sbagliato, della nostra corsa contro il tempo. Di come ci ha chiamati e non siamo stati in grado di rispondere. Della resa di un'intera specie, giunta alle porte del proprio inferno. E quel diario, oggi, parla a noi di storie mai ascoltate, ancor meno credute e troppo spesso incomprese. Racconta a noi però la storia prima della nostra storia, donandoci forza e speranza necessarie a ricostruire. Non partendo dalle macerie, ma iniziando questa volta dalle coscienze.

È rimasto poco e niente del suo passaggio sul pianeta Terra. Ma per noi può bastare."

Lo scrigno.

Ho aperto uno scrigno sepolto dieci anni fa. 
Ci ho trovato dentro solo le mie vecchie prospettive ed una melodia che diceva di non arrendermi.
Preoccupante.

L'infelicità è la forma che prende la consapevolezza dell'esistenza di altro.