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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 8 giugno 2024

Sono noioso.

La gente che mi conosce e mi vive quotidianamente è stanca marcia di sentirmi fare sempre gli stessi ragionamenti, stufa di non riuscire a rispondere alle mie solite domande impossibili. Io stesso mi rendo conto di essere petulante, ripetitivo e noioso. Convivo con me stesso da una vita e se non mi conoscessi abbastanza basterebbe uno sguardo allo specchio per pensare di avere a che fare con una persona drammaticamente cerebrale, nel senso più brutto del termine. La mia stessa psicologa, in una delle nostre ultime sedute, provava a farmi riflettere su quanto possa essere costruttivo e funzionale, e quanto invece no, rimuginare su dilemmi esistenziali. Alcune delle persone che mi conoscono, compresa la mia psicologa, mi ripetono di quanto io sia una persona pericolosamente sensibile. Certo, interrogarsi nel profondo è caratteristica dei sensibili ed è un'abitudine che alimenta questa sensibilità. Sensibilità che sono arrivato a disprezzare, quasi. Ma sul ragionamento che la mia psicologa voleva far nascere in me, non ho nulla da ridire. Anzi. Mi sono posizionato sempre in prima linea nel sostenere che la vita sia il paese dei balocchi degli ignoranti. Coloro che ignorano, infatti, senza porsi troppe domande, sono probabilmente quelli che riescono a prendere il massimo da questa esperienza di vita. Qualcuno sosteneva che sia impossibile vivere la vita e comprenderla allo stesso tempo, ed è così. Qualcun altro ha tuttavia detto che una vita compresa equivale ad una vita vissuta. Ecco, io considero questa affermazione valida tanto quanto la prima. Ed anche di più, della prima. Io ho tutto ciò che dovrei desiderare, tutto quello che potrei avere, eppure c'è una parte in me che soffre per la mancanza di qualcosa che non riesce nemmeno ad immaginare con il potere dell'astrazione. Più volte mi sono interrogato sulla percezione di questa mancanza. La parola "mancanza" deriva dal latino "mancus", che potremmo tradurre come debole in qualcosa, carente, ma anche storpio. Non so, queste parole mi riportano ad una totalità mancata, appunto. Come posso sentire la mancanza di qualcosa che non dovrei nemmeno essere in grado di pensare? Eppure sono certo che qualcosa c'è, ed io mi sforzo sempre troppo nel tentativo di raggiungere questo qualcosa. 

Okay, ma com'è possibile?