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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

mercoledì 27 dicembre 2023

Vino. (a Gabriele)

Mi hai guardato male la prima volta che ci siamo incrociati. 

Ed io ti ho offerto del vino, ringraziando mi hai fatto sorridere. 

Ogni tanto esagerando ed altre volte sottovoce, 

sempre senza nastri e fiocchi i nostri doni.

Dal tramonto all'alba tra notti lunghe e fredde,

attorno ad un tavolo: una bottiglia in due.

Tra i segreti racconti e le più oscene confidenze,

trasformando spettri in clown sorridenti.

Spesso un po' alticci ma mai lontani e persi, 

presenti a noi stessi a far l'appello delle nostre sconfitte.

Trovando spazi ai ricordi più giovani e freschi,

tra le chiacchiere e le voci, le luci e mille suoni. 

Tra le labbra una sigaretta mezza spenta ma ancor fumante,

con la mano alzo un calice di fresco spumante.

Non sarà certo pregiato, ricco e sopraffino ma sai:

se lo bevo con te anche la vita sembra dell'ottimo vino. 

Pochi giorni fa leggevo con interesse questo articolo.


Mi viene tanto da pensare al genere umano che con il linguaggio, la parola, ed il potere dell'astrazione "crea" letteralmente cose, idee e concetti di cui, probabilmente, non avrebbe nemmeno bisogno. 

Nostalgia in me, ed in te.

Se c'era una, e solo una, cosa che mai mi sarei aspettato potesse acccadere è quella che si sta verificando da alcun settimane a questa parte. Mi sono smarrito. Eppure è già successo in passato, anche diverse volte ma mai in questo modo. È come se, estremizzando, il marionettista avesse lasciato cadere al suolo tutti i fili che sorreggono il fantoccio e questo fosse rimasto poi ingarbugliato tra le sue stesse corde che erano destinate a tenerlo in piedi. Allo stesso modo mi sono perso all'interno del labirinto di specchi che io stesso ho costruito per non perdermi di vista e che sarbbe dovuto servirmi per ritrovarmi. "Scava, scava dentro di te" mi hanno detto più volte, e sempre persone che non mi conoscevano abbastanza. Se solo sapessero quanto ho scavato e quanto, ahimé, sto ancora scavando forse capirebbero come ho fatto a smarrirmi. E solo allora, forse, diventerebbe comprensibile anche tutto questo mio frugare in me e nel prossimo. Sono alla ricerca di qualcosa che tutti noi dovremmo avere ma che, sicuramente, deve essere andato perduto nel corso delle nostre esistenze. Sento una forte nostalgia di questo "qualcosa" che non ricordo cosa essere, resto comunque fermamente convinto che debba trattarsi di qualcosa di fantastico ed incredibile. Qualcosa di piccolo e nell'apparenza insignificante, irriconoscibile perché di una forma a noi sconosciuta e mai vista, stupefacente perché di un colore a noi impercettibile nella normalità. Non so nemmeno io di cosa sto parlando, ma so che è lì, da qualche parte in me. Ed in te. Ecco, io mi sono perso alla ricerca di tutto questo e mi prendo l'arroganza, e la responsabilità allo stesso tempo, di cercarlo in me. Ed in te. 

Comunicazione di servizio n°5

Comunicazione di servizio:


Signore e signori, è con enorme rammarico che vi annuncio il mio ennesimo fallimento. Come qualcuno avrà avuto modo di (non) leggere, infatti, il mio tentativo di pubblicare qui, sul blog, una mia piccola autobiografia, è finito male. Non sono in grado di raccontarmi, dovete scusarmi per questo. Qualora lo vogliate, però, potrete sempre continuare a seguirmi nei miei deliri. Chissà che non riusciate a cogliere qualcosa di me tra le righe dei miei non detti. 

Chiedo scusa.

sabato 23 dicembre 2023

To Santa Claus.

Caro Babbo Natale, 

so di non essere stato troppo buono in quest'ultimo anno ma so anche di aver fatto già fin troppo considerata la mia condizione. Forse, in fin dei conti, poteva andare anche peggio. Mi dispiace averti deluso, posso solo immaginare quanto tu sia amareggiato ed intristito a causa mia. Credimi, però, che non era mia intenzione far soffrire nessuno. Anche io avrei voluto qualcosa di diverso per quest'anno che ormai volge al termine ma, evidentemente, ho avuto quel che meritavo. Me ne assumo tutte le responsabilità pagandone le conseguenze. Mi rammarica non essere stato ciò che avresti voluto ma qui si respira un'aria piuttosto pesante e sto attraversando tempi molto cupi. Ti prometto che farò di meglio nei prossimi mesi. Mi permetto ad ogni modo di chiederti un paio di regali che, oltretutto, non sono nemmeno per me. 
Dona la pazienza necessaria a chi si ostina a starmi accanto e regala loro la luce che sfugge ai miei occhi. 

Con infinito affetto ti auguro buone feste.

Io.

 

giovedì 14 dicembre 2023

Farsene una ragione.

Che poi, alla fine, mi ci hanno costretto a prendere questa decisione. La cosa forse peggiore è che questa cosa non mi fa stare in nessun modo. Non bene, non male. La sto vivendo in maniera del tutto passiva, lascio che mi scorra addosso come acqua: goccia dopo goccia. Non ci si sarebbe potuto aspettare altro, in fin dei conti. Vedo la delusione negli occhi di chi mi circonda, vedo la tristezza, la rassegnazione in tutti coloro che avevano riposto in me qualche speranza. È una sconfitta più per chi mi sta attorno, che per me, forse. Io sapevo sarebbe andata a finire in questo modo. Probabilmente l'ho sempre saputo, riuscendo ad accettarlo solo adesso. Dopo tutti questi anni. Prendere in un certo senso le distanze da tutto, nelle ultime settimane, mi è servito per riportare un po' di silenzio. Come ho già detto troppe volte ultimamente, ritengo che fin troppe parole siano state spese. O sprecate, addirittura, senza tuttavia dire nulla di significativo. Ma cosa potrebbe essere detto di sensato, dopotutto? Se c'è una cosa che mi è sempre stata chiara è proprio questa: nessuno può fare niente per me. Le belle parole, i buoni consigli, gli aiuti, gli abbracci, i pugni al muro e le lacrime versate, il dolore fisico e quello mentale. Niente può essere cancellato ma niente, alla fine, ha avuto senso. Solo io posso sapere quanto sia stato difficile, spesso pauroso, sicuramente stancante. Non ce la faccio più, solo ora lo ammetto. E la stanchezza, le fragilità adesso, più che mai, mi impongono di fermarmi. Mi chiedo cosa sia andato storto, per quale motivo doveva andare così. Questa mia malsana abitudine di dover trovare un motivo ad ogni cosa non mi sta aiutando. È questo l'ultimo, vero, grande spettro che mi tormenta. E continuerà a farlo, lo so. Perché ciò per cui viviamo, tutti noi, non è la ragione. È la verità. 

L'infelicità è la forma che prende la consapevolezza dell'esistenza di altro.