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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

giovedì 9 novembre 2023

La giovane, dolce e coraggiosa Lilly.

«D'accordo Stan, io sto scendendo adesso, giusto il tempo di mettermi in auto e ti raggiungo» dice con tono affettuoso la giovane Lilly, chiudendo la telefonata e riponendo il suo smartphone nella borsetta, proprio mentre le porte dell'ascensore si richiudono di fronte a lei. Una rapida occhiata al suo stesso riflesso nello specchio alle sue spalle; l'ascensore continua la sua discesa lungo tutto il 30 St Mary Axe di Londra. 
La ragazza aveva un'aspetto molto curato ed elegante nell'abbigliamento ma, allo stesso tempo, un'aria estremamente sbarazzina prendeva forma in un accenno di sorriso sul suo viso. I capelli neri, liscissimi, le incorniciano il volto con una frangetta volutamente scompigliata. Per molti non ci sarebbe stato bisogno che Lilly parlasse, il suo era uno di quegli sguardi di chi sa ciò che vuole. Il suo corpo, uno di quelli che avrebbe fatto ogni cosa pur di ottenerlo.
L'ascensore continua a scendere quando all'improvviso si ferma ad uno dei piani inferiori. Le porte scorrevoli si aprono e fa il suo ingresso nella cabina un uomo. Quarant'anni circa, capelli ricci e giusto appena brizzolati. Distinto, vestito di una camicia bianca e cravatta che si intravedono oltre un cappotto lungo di pelle nera. Le porte dell'ascensore si richiudono.
«Buongiorno, signorina» saluta l'uomo con gentilezza ed educazione. Lilly ricambia con uno spontaneo sorriso. «Scende, giusto?» chiede lui. «Esatto, ai parcheggi» risponde ancora sorridente la giovane donna.
Entrambi con lo sguardo rivolto verso le porte dell'ascensore in attesa che queste si riaprano a destinazione. Lui si volta verso lo specchio, con un gesto si sistema il nodo della cravatta. In quell'istante gli riesce impossibile non spostare il suo sguardo sul riflesso di lei, ancora rivolta verso l'uscita. Non poté fare neanche a meno di posare i suoi occhi sul culo, di lei, le cui forme apparivano quasi sofferenti dentro quella gonna così stretta del tailleur. 
Doveva essersi incantato forse un po' troppo su quel dettaglio perché non si era reso conto che Lilly aveva ora lo sguardo volto verso lo specchio e lo stava guardando. «Ebbene? Ti piace quel che vedi?» chiede lei all'uomo, riportando la sua attenzione in quella cabina d'ascensore. Lui appare adesso evidentemente in imbarazzo, quasi mortificato, con la mano ancora sul nodo della cravatta. «Io... Ehm, in realtà stavo...» prova a rispondere, tornando a sistemarsi la cravatta ora nel tentativo di allentarla per il disagio. «Allora?» continua a chiedere insistentemente lei, consapevole di star giocando con gli impulsi più animaleschi di quell'uomo così distinto ed ora impacciato. 
Lei, a quel punto, si volta verso l'uomo e in un sol passo gli si avvicina così tanto da riuscire a vederne una goccia di sudore scendergli sulla fronte. Lui, dentro di sé, si chiede quando l'ascensore arriverà finalmente al suo piano. Lei, invece, gli sorride a denti stretti a pochi centimetri dal suo volto. Sembra quasi ringhiargli come farebbe una leonessa con la sua preda, attendendo una risposta da parte sua. «Baciami, se ne hai il coraggio» gli dice lei sottovoce all'orecchio, annusandogli il collo proprio come farebbe un predatore. Lui suda ed immobile trema, riuscendo ora a riconoscere su di lei il profumo Marc Jacobs Daisy. Non una sola parola gli viene fuori dalla bocca in quel momento, senza tuttavia trovare il coraggio per baciarla davvero. 
Un sonoro tintinnio annuncia l'arrivo al piano e, con questo, l'uomo sussulta dallo spavento. Distoglie lo sguardo dagli occhi di lei, così forti, duri ma magnetici allo stesso tempo e con maldestra goffaggine tenta di allontanarsi da quella scomoda situazione in direzione dell'uscita. Lei lo guarda nel riflesso dello specchio mentre le porte dell'ascensore si richiudono ed, ora alzando il tono della voce per farsi sentire, esclama: «Peccato... In troppi si ostinano a voler guardare ciò che non sono pronti a vedere».

Okay, ma com'è possibile?