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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

giovedì 8 giugno 2023

Ghostwriter.

Per alcuni anni ho lavorato ad un romanzo. È partito tutto come un esorcismo. Avevo una storia da raccontare (non la mia) ed ho voluto provarci. Ho sempre pensato la storia funzionasse, si delineava un buon thriller psicologico con una aggiunta di questo e quello. Con qualche colpo di scena buttato qua e là. Incorniciato in una profonda catarsi.  Con dei personaggi così vivi da sembrare reali. Un protagonista banale. E, per non farmi mancare nulla, una bella morale col fiocco. 

Ne ho scritto intensamente, fino a quasi farmi sanguinare le dita contro la tastiera. Ho smesso di lavorarci pochi mesi prima di questo post. Chiedendomi ad ogni singola battuta quale parte di me stesse raccontando quella storia (che ripeto, non è la mia). Eppure dovevo raccontarla, era una cosa più forte di me. E più scrivevo e più mi rendevo conto che, no, non era di me che parlava. Questo mi lasciava con un po' di amaro in bocca e qualche pensiero incastrato tra le sinapsi, tipo per quale motivo io dovessi raccontare proprio quella storia se non mi riguardava. 

Ero arrivato al punto in cui scriverne non mi piaceva più. Eppure ho continuato a farlo. Poi, ad un certo punto, ho avuto un' pensiero che mi ha portato a fermarmi. Il mio romanzo è incompleto*. È un delitto, questo. Per il semplice fatto che è l'aborto di un'idea. Un best seller mancato? No. Semplicemente un'idea. Ed a me è sempre piaciuto raccontare storie vere. 

*Quel che rimane.


Okay, ma com'è possibile?