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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

domenica 21 maggio 2023

Tutto il tempo del mondo.

Quando mi dicevi che non mi conveniva amarti, con quel tono stizzito, aggiungendo che nemmeno tu ne saresti stata capace a tua volta. Forse nessuno dei due meritava l'amore dell'altro. Probabilmente non eravamo pronti e non ne eravamo in grado. Mai troppo pronti per amare non riuscendo ad amarci e, per questo, sempre abbastanza pronti alla guerra. Sono passati degli anni, oggi, e non posso fare a meno di chiedermi come sarebbe andata, cosa sarebbe successo se. Se tu mi avessi incontrato oggi, se le nostre strade si fossero incontrate in questi tempi non sereni ma, almeno, un po' più lucidi e distesi. Probabilmente saresti passata come scorre l'acqua sul letto del fiume, sicuramente avrei osato meno nel tenerti arenata a me. Avremmo inventato un linguaggio tutto nostro per dirci tutto quello che, alla fine, non ci siamo detti in questi anni. Avremmo ascoltato i nostri silenzi come fossero musica e ci avremmo ballato sopra Wind of Change degli Scorpions. Avremmo raccontato le nostre storie come se ci stessimo raccontando la fiaba della buonanotte e, dopo, avremmo dormito sognando di farne reciprocamente parte. Vedo te che mi guardi perplessa quando ti racconto le mie stranezze e le mi fisse. Vedo me confuso mentre mi riveli il segreto della vita e mi spieghi le leggi che governano questo mondo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo e ci prendiamo tutto il tempo che ci serve. Poi, all'improvviso, svanisci. Sento la tua voce chiamarmi mentre già non riesco più a toccarti e ai miei occhi sei ormai una nuvola di fumo. Tamburi di guerra rimbombano in lontananza ed il passo pesante delle truppe avanza all'orizzonte verso di me. Non siamo riusciti ad amarci perché non amavamo noi stessi. Ci saremmo scontrati a tutta velocità, collidendo ed esplodendo, scomponendoci, come fanno le particelle al cern. Ci siamo persi nel tentativo di schivarci, divergendo, allontanandoci. Respingendoci. Mi viene in mente l'immagine di un sasso che rimbalza a pelo d'acqua senza mai fermarsi, per sempre. Ma la guerra era inevitabile, arrivati a quel punto. Stiamo giocando una partita servendoci di pedine su di una scacchiera. Come se volessimo restare al sicuro anche quando non lo siamo. Aspetto il momento in cui la partita volgerà al termine per rimettere infine tutte le pedine nella scatola e, finalmente, trovarci seduti ad un tavolo uno di fronte all'altra guardandoci negli occhi: un po' stanchi, un po' annoiati. Sicuramente sconfitti entrambi. Chiedendoci a cosa sarebbe servito tutto questo. 

Okay, ma com'è possibile?