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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 1 aprile 2023

Suicidio?

Tremi, ci scommetto. Già solamente il fatto di leggere questa parola, ti mette in uno stato di agitazione. Chiedo scusa preventivamente ma, credimi, non era quello che volevo. Riesci comunque a sentire distintamente il brivido che risale la tua schiena poi, infine, la solita domanda che potrebbe assillarti per il resto dei tuoi giorni: Perché? 

Ti rassereno subito dicendoti che, no, non ho nessuna intenzione di farlo. Non ne avrei mai il coraggio, non ho palle a sufficienza. Mi piacerebbe, però, solamente parlarne. Probabilmente, se avessi usato il titolo "fine vita" non avresti avuto la stessa reazione che hai dovuto da me subire nel momento in cui hai letto il titolo di questo post. 

Perchè, mi chiedo anche io, perché, in questo posto non sia possibile trattare un argomento come questo in assoluta tranquillità, senza paura, senza dogmi e pregiudizi. E voglio partire dal sunto più sputtanato in questo caso: non sarebbe forse prerogativa di ognuno di noi avere la possibilità di mettere fine alla nostra esistenza in qualsiasi momento lo volessimo?

Dopotutto, mi son sempre detto, a nessuno di noi è stato chiesto se volessimo essere messi al mondo. Per quale motivo dovremmo rendere quindi conto a qualcuno della nostra stessa volotà di porre fine alla nostra esistenza? Forse la nostra vita è in fondo collegata a quella di altri. Siamo l'eco di ciò che è stato prima di ognuno di noi, mi dico. 

Il fatto che ci troviamo in vita, il fatto di esistere, non significa nulla, in fondo. Nulla. Potremmo per questo amare a priori il fatto che esistiamo? Non mette alcuna base, questo, per ritrovarsi nel presupposto che dovremmo essere felici del fatto di essere al mondo. La verità è che nulla che vive debba avere necessariamente le potenzialità per farlo.

"Non vorrei mai che qualcuno possa sentirsi in colpa causa mia" è questo uno dei sempre più grossi lmiti in questi casi. Ti rospondo dicendoti che, alla fine dei giochi, nessuno si sente responsabile di nulla per causa tua. Quelli che gli altri non possono fare a meno di avvertire non sono altro che i loro stessi fantasmi. I loro stessi spettri riflessi nello specchio della tua vita. 

E, per farti capire quanto sia marcio e malato il posto dal quale scrivo, voglio provare a porti un indovinello. Una domanda, più che altro, affiché tu possa veramente riflettere sul serio su ciò che ti stai domandando. Perché tu possa avere un quadro chiaro e ben definito di quanto possa essere difficile una cosa che, almeno apparentemente, dovrebbe essere semplice. 

Un qualsiasi malato mentale dovrebbe poter essere messo nelle condizioni di porre fine alla sua stessa esistenza, in maniera pulita e dignitosa, o dovrebbe essere dichiarato incapace di intendere e di volere a priori? Probabilmente un posto in cui le persone vengono dichiarare ed additate come "malati menatali" è già di per sé non più sano di quelle persone stesse. 

Ed allora chiediti per quale motivo ti trovi adesso a tremare, a sentire quel brivido lungo la schiena. Non sei forse anche tu una di quelle persone che, con molta presunzione ed arroganza, recrimina un diritto che tutti dovrebbero avere? Già solamente questa riflessione mi fa pensare che tu sia una di quelle persone.


Okay, ma com'è possibile?