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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

mercoledì 1 marzo 2023

Scacco matto.

Mi sento molto stanco, sopratutto nelle ultime settimane. Sento di non avere più la forza per lottare con te, te che vedevi forse in me uno spartano. O forse è che così che mi avresti voluto. Ma vedi, ho deluso anche queste tue aspettative. L'ho sempre detto, l'ho sempre pensato e creduto fermamente. Forse è sempre stato questo il mio vero tallone d'Achille. Ma non sono all'altezza di tutto questo, non lo sono mai stato. Oggi, dopo tanti, tanti anni, sono qui, ancora una volta, per ripetertelo: sono stanco. Mi hai affidato un fardello più grande di quello che potevo sopportare. Ti prego di credermi quando la sera, con la testa tra le mani, chiamo il tuo nome sforzandomi di piangere nel tentativo di trovare sollievo e ti urlo silenziosamente: uccidimi. Non vedo nessun'altra via d'uscita. Non riesco a vederne altre. La situazione attuale è diventata per me insostenibile. E tu, questo, lo sapevi. Forse credevi in me, è vero. Probabilmente avevi bisogno di crederci. Ma sapevi ci sarebbe potuta essere questa possibilità, che arrivassimo a questo punto maledetto. E così è stato. Così è. Così, purtroppo, sarà. Perchè sapevi anche della mia inettitudine, sapevi da sempre che non avrei mai avuto le palle di compiere un gesto estremo. Dio, lo sapevi! E ti sei apporfittata di questa mia debolezza, di questa mia inettitudine alla vita, per forse tenerti la coscienza pulita, un domani. Non è così? Sì, sono incazzato, sono arrabbiato, euforico allo stesso tempo perchè lo sai, sai che godo nel male e soffro nel bene. Sai ogni cazzo di cosa e me l'hai rivoltata contro. Avessi rotto uno specchio avrei goduto dei miei sette anni di sfiga e ne sarei stato orgoglioso, sarebbe stato il lusso di cui ho sempre sentito il bisogno. Ti sei presa ogni maledetta cosa di me, senza chiedere il permesso. Hai trovato la porta aperta e sei semplicemente entrata. Forse è stato drammaticamente semplice, per te, farlo. Ma io lo so cosa fai tu. Tu entri di soppiatto nella stanza e sollevi da terra le persone che vi sono all'interno, le scrolli in aria facendo cadere ogni cosa dai loro corpi inermi e poi, sempre quando lo decidi tu, le rimetti al suolo. Lasciandole vuote, frammentate, a pezzi. Come un puzzle scomposto. E poi, con una tranquillità disarmante, te ne vai. Lasciando cenere, lasciando frammenti, di vite, di anime, di cuori e di menti. E sei sadica, sei cattiva, perchè sporgi la testa oltre la finestra per continuare a guardare cosa succede in quella stessa stanza che hai ribaltato. Ti godi lo spettacolo. E come pensi io mi senta, oggi, dopo una vita così? A dubitare di ogni fottuta cosa, anche dell'aria che respiro, eh? Questa è la vita vera di cui mi hai sempre parlato? No. Hai un concetto malato come te di cosa possa essere la vita, questo te lo assicuro. E sei sempre in grado di tirare fuori il mio lato peggiore, hai fatto sempre e solo questo, in tutti questi anni. Guardami porca troia, guardami! Mi senti? Dovevi essere la chiave che apriva la porta. Dovevi essere il vento fresco che soffia da Nord. Non sei stata niente di tutto ciò, niente. Mi trovo qua, come un crociato inginocchiato che poggia sulla sua spada il suo stesso corpo stanco da mille battaglie, chiedendo semplicemente pietà per una colpa commessa in una vita passata. Non può ridursi tutto a questo. Non deve ridursi tutto a questo. C'è troppo in gioco, e questo lo sai anche tu. Lo sai molto bene perché le pedine sulla scacchiera le hai posizionate tu. Hai fatto tu stessa le prime mosse. Mi hai messo in scacco senza che io me ne accorgessi, facendomi credere che poi, tutte le pedine, torneranno comunque nella stessa scatola a fine partita. Ma non sarà così. Questo l'ho capito bene. Tu devi sempre vincere, vero?

Okay, ma com'è possibile?