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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

martedì 28 febbraio 2023

Mulini a vento.

Sono una persona di pensiero, estremamente cerebrale. Ho una malsana attrazione verso tutto ciò che non mi riesco a spiegare. Leggo tra le righe, negli spazi bianchi tra una lettera e l'altra che compongono le parole. Visito posti in cui i pensieri fanno male per davvero che poi, sono i posti che preferisco. Molte delle persone intorno a me mi chiedono spesso "Ma tu non parli mai?". Di contro al mio essere così astratto c'è il mio parlare così poco. Non perchè io non abbia nulla da dire, al contrario, e non perchè io sia una persona timida. Non lo sono più. Ma vedi, ho sempre pensato che la nostra mente sia il nostro unico piccolo posto sicuro. Ed è nella nostra solitudine in quello spazio, nella noia della solitudine stessa, che possono nascere le cose migliori, o dove possiamo alimentare i nostri mostri peggiori. Per troppo tempo ho dato da mangiare ai mostri, io. Ed oggi, questi, hanno spezzato le catene con le quali li tenevo incatenati. A loro non basta più aspettare che io ogni tanto li vada a trovare per dar loro una piccola razione di cibo. Ora vogliono ogni cosa di me. Ed hanno così iniziato a mangiarmi da dentro, rigurgitandomi addosso lo stesso cibo con il quale io li nutrivo. Sono stanco, sento su di me la stanchezza di mille vite. Immagino la mia mente come un computer sovraccaricato, surriscaldato e che ora sta andando in tilt. Vorrei trovare il modo, come mi hanno consigliato in molti, di "staccarmi" da tutto ciò che mi fa stare male. Non ci riesco. Un mostro, un avversario, un nemico, ritengo vada conosciuto prima di prendersi la presunzione di poterlo anche solo combattere. Altrimenti il rischio è quello di combattere una guerra contro i mulini a vento. Il mio è un avversario molto astuto, pericolosamente intelligente, cinico e, mi verrebbe da dire, insensibile. Nonostante tutto questo ogni guerra dovrebbe insegnare qualcosa ad entrambi gli sfidanti. La mia lezione la sto imparando molto bene. Ma forse non è una lezione di vita. Penso si tratti di una sterile vendetta. Sto vedendo la mia fanteria crollare di fronte alla carica instancabile del mio avversario. Sono solo, come ne Il Gladiatore resto solamente io. Ho voglia di tornare a casa e scoprire che è rimasta un posto sicuro ma no, non è così, non posso nemmeno tornarci. Mi è stata tolta ogni cosa. Non mi è rimasta nemmeno la forza per piangere. E mi chiedo a cosa sarebbe dovuto servire tutto questo. Cosa avrebbe dovuto insegnarmi, realmente, questa guerra. Come avrebbe dovuto farmi crescere questa cosa. Ognuno di noi è il frutto di ciò che ha passato. Io non posso essere niente, in questo modo. Niente di buono, almeno. Niente di ciò che avrei voluto essere. Ogni giorno, camminando per strada, incrocio sguardi ed incontro persone, mi sforzo di tirar fuori il mio miglior sorriso perchè so che ogni persona che incontro sta combattendo dentro di se una guerra, della quale non so nulla e, già solo per questo, quella persona merita il mio rispetto. Merita il mio sorriso ma sto perdendo anche la forza di sorridere. Sono un ostaggio di guerra, questo sono. Un ostaggio di nessun valore e per questo dimenticato nelle profondità di un castello abbandonato. Ostaggio di una guerra non dichiarata da me, della quale non so niente, che non avrei nemmeno voluto affrontare. Non così, almeno. Mandato sul campo di battaglia, già stanco, confuso e senza armi. Forse solo una pacca sulla spalla e qualcuno che da lontano mi urlava "Va', soldato!".  

Okay, ma com'è possibile?