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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

venerdì 10 marzo 2023

Labirinti.

Ci sono posti, nella mente di ognuno di noi, che nessuno dovrebbe mai prendersi la presunzione di poter visitare. Un po' come quando viaggi a lungo, percorrendo una strada interminabile lungo il deserto e poi, d'un tratto, alcuni cartelli stradali che ti impongono di fermarti, far manovra e tornare a casa. La cosa più assurda è che, a questi posti di blocco mentale, non vi è specificato in alcun modo il pericolo che delimitano. I più coscienziosi, ma anche i più stolti, seguono questa indicazione e fanno ritorno alle loro case, alle loro famiglie, e la loro vita prosegue come quella della maggior parte delle altre persone a questo mondo. Poi ci sono gli incoscienti, che sono anche i più sadici ma anche i più curiosi. Sono pochi, molto pochi, ma ce ne sono. Loro sfoggiano il loro miglior sorriso e si fanno largo oltre quei limiti, senza sapere cosa li attende. Non dovranno viaggiare ancora poi molto prima di rendersi conto di essersi smarriti del tutto. Anche quando proveranno a guardarsi alle loro spalle, non saranno più in grado di riconoscere le loro stesse orme. Non possono fare altro, allora, che proseguire. Chi si ferma è perduto, ho sempre pensato io. Sono i labirinti della mente, sto parlando di questo. In questi spazi tutto si confonde, raramente arriva la luce ed inizi a dubitare di ogni cosa. Parlo di posti dimenticati da chiunque, dove nessun pensiero altrui arriva. Siamo soli con noi stessi. E non con la nostra parte migliore, mi verrebbe da dire. In questo spazio le domande acquisiscono più potenza delle risposte stesse, e questo ci consente di vedere sempre un po' più oltre. Il domandare, la voglia di sapere, crea assuefazione peggio di una droga. Questo non ci permette di vedere più la strada del ritorno. È possibile anche fare degli incontri, in questo posto: gli altri noi. Non sono altro che le nostre stesse sfaccettature, i noi stessi di cui abbiamo più paura o con i quali abbiamo dei conti in sospeso. Loro ringhiano, sono affamati ed insaziabili, sono rancorosi per il solo averli abbandonati, troppo spesso anche dimenticati ma non è mai dipeso da noi, in fondo. Ed è attraverso il dialogo interiore che dobbiamo imparare, nuovamente, ad amarli, a sfamarli, a volergli bene e ad accettarli. Non sono poi molto diversi da dei fantasmi da esorcizzare, da rendere liberi. L'errore più grande che possiamo fare e osservarli da lontano, facendo finta di non conoscerli e proseguire all'interno del labirinto. Ci renderebbero il percorso un vero inferno, una tortura. Sono dopotutto gli altri noi, che hanno sempre intralciato i nostri stessi cammini, che ci hanno fatto smarrire la via. Aiutiamoli per aiutarci, e saranno infine loro stessi ad aiutare noi. Fino all'uscita.     

 

Okay, ma com'è possibile?