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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 3 agosto 2024

Il cubo.

 Un oggetto cubico, nero e traslucido, delle dimensioni di una mela, si trova sopra il tavolo. Proprio al centro. «Ehi, che cos'è questo? Non è un granché come soprammobile», commenta ad alta voce Ivan, mentre allunga una mano per afferrarlo. «Non toccarlo», risponde con fermezza Ryan, sdraiato sul divano. Ivan abbassa la mano, continuando ad osservare incuriosito l'oggetto mentre torna a rivolgersi all'amico: «Un fermacarte? Un cimelio di famiglia? Da dove viene?». Ryan spegne la televisione con il telecomando, alzandosi ed andando in direzione del tavolo sopra il quale si trova il curioso cubo. Con la mano afferra un piccolo fazzoletto di seta proprio lì vicino e, con fare arrogante, lo usa per coprire quell'oggetto. «Ehi, amico, che sarà mai? Stavo solo guardando» replica seccato l'altro. Nella stanza scende il silenzio. I due amici, ora, sono seduti uno accanto all'altro attorno a quel tavolo. Ryan sembra fare la guardia al misterioso oggetto mentre Ivan si regge la testa con la mano. Poi, con un sospiro, Ryan si rivolge all'amico: «È un oggetto... strano, questo». «Strano? Che vuoi dire?» ribatte subito Ivan alzando la testa. «Fa cose strane, ecco. Cose che non ti aspetteresti da un cubo qualsiasi» risponde lui, che continua: «Rivela le menzogne». Ivan sgrana gli occhi: «Vuoi dire che svela la verità?». Ryan lo corregge subito: «No, ho detto solo che rivela le menzogne». I due si guardano per qualche istante in silenzio, poi il loro sguardo cade sull'oggetto ancora coperto. «In che modo rivela le menzogne?» chiede il primo. «Cambiando colore - risponde Ryan, continuando - Quando è nero significa che è tutto okay, se qualcuno pronuncia una bugia alla presenza del cubo, questo diventa rosso». Ivan appare incredulo, poco dopo chiede: «Da dove viene?». «L'ho trovato nella cantina di mio zio dopo la sua morte, ma non ho idea di dove lo abbia preso. E ci ho messo del tempo per capire la sua funzione, non sapevo avesse un oggetto come questo». A quelle parole Ivan sembra ancora più incuriosito ma allo stesso tempo confuso. «Vorrei provarlo» dice infine Ivan, quasi intimorito. Lo sguardo di Ryan si fa ora severo. «No, assolutamente», risponde. «Dai amico, che può succedere? E poi, se non lo vedo non ci credo», insiste. L'altro, scuote la testa in silenzio. «Dai...» chiede per l'ultima volta Ivan, con tono di supplica. «Dannazione... e va bene. Ma solo una volta» risponde l'amico alzando gli occhi al cielo.
Ryan si alza dalla tavola per andare a chiudere le finestre e spegnere la luce della stanza, poi torna a sedere. «Sicuro? Sei pronto?» gli chiede. « Sì, pronto» replica Ivan. A quel punto solleva il fazzoletto di seta scoprendo il cubo che, al buio, è praticamente invisibile. «Pronuncia una affermazione non vera, su» dice Ryan. Ivan sembra pensarci un po' per pochi istanti poi, rivolgendosi al cubo, dice: «Sei un cubo rosso». In quell'esatto istante il cubo diventa prima rosso, poi nero e ancora rosso, continuando così fino a lampeggiare senza mai fermarsi. «Ivan, che cazzo hai fatto?» dice ad alta voce Ryan, illuminato dai rossi lampi emanati dal cubo, «Dici che l'ho messo in difficoltà?», risponde lui con tono sarcastico. Nel frattempo il cubo continua a lampeggiare, illuminando la stanza come se la sirena di un allarme fosse entrata in funzione. Dopo altri pochi istanti, del fumo inizia ad esalare dal cubo. Una strana puzza di bruciato si disperde nella stanza. «Sta per esplodere» afferma preoccupato Ivan. Poi, proprio mentre Ryan sta per afferrare lo strano manufatto per allontanarlo e portarlo in luogo più sicuro, un suono metallico lascia il cubo che, nello stesso istante, cambia ancora colore. Questa volta diventando azzurro. I due ragazzi lo osservano impauriti, aspettando che accada qualcosa. Solo qualche attimo, prima che Ivan allunghi la mano nel tentativo di afferrarlo. Ma il cubo, al tocco del giovane, si polverizza in una piccola nube che finisce per depositarsi sul tavolo. 
I due amici restano al buio al centro della stanza, ancora seduti a quel tavolo, esterrefatti.

Okay, ma com'è possibile?