Purtroppo o per fortuna non ho fratelli né sorelle, sono figlio unico. Non molto tempo fa ho voluto provare a scrivere un racconto breve che raccontasse la malattia mentale, non dal solito punto di vista del malato. Il racconto infatti è narrato dalla prospettiva del fratello maggiore che, attraverso ricordi e flashback d'infanzia, passando per l'adolescenza fino all'età adulta, ricostruisce il triste e doloroso percorso del fratello più piccolo in una vita rotta dai disturbi psichici.
La storia inizia esattamente così:
«È stato lui, giuro» indicandomi con queste parole, mio fratello Nathan, mi incolpò di aver rotto un vaso in soggiorno. Nostra madre era pronta a farci una sonora ramanzina alla vista dei mille cocci infranti sul tappeto. Io non dissi nulla e mi presi quella colpa per lui, tenendo lo sguardo basso. Le urla di nostra madre scagliate con forza verso di me erano ovattate e mi sembravano così lontane; la mia attenzione era catturata dalla luce che passando tra le tapparelle semichiuse si infrangeva sui frammenti di quel vaso, facendoli brillare.
Non gliene facevo una colpa, a mio fratello. Mi ero preso la responsabilità di quel vaso al suo posto e mi andava bene così. Gli ho sempre voluto molto bene e non ho mai potuto fare a meno di vederlo come una parte di me da proteggere e custodire. Quando nostra madre smise di gridare e se ne andò nell’altra stanza a prendere l’occorrente per ripulire, cercai lo sguardo di Nathan. Lui mi evitò, probabilmente sentendosi colpevole e vigliacco. Tremava. Io volevo solo il suo sostegno, nient’altro.
Tornata in soggiorno per pulire, nostra madre ricominciò: «Zac, da te non me lo sarei mai aspettato, sei il fratello più grande e dovresti dare il buon esempio a Nathan». Il mio sguardo ancora fisso al suolo, con la mano cercavo quella di mio fratello, questa volta lui la afferrò e mi strinse forte. A quel punto tutto andava bene, non mi importava di niente e con una serenità spiazzante anche per me dissi con convinzione: «Hai ragione mamma, mi dispiace, non accadrà più».
In quel momento il mio sguardo e quello di mio fratello si incrociarono prendendo forma in un complice sorriso.
Adesso devo pensare se pubblicare qualche altro estratto di questo racconto.