Player

Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

giovedì 9 maggio 2024

Alan esce dal coma.

«Alan... Alan!» urla una voce in lontananza. Alan si guarda intorno senza vedere nessuno, se non il suo cane che ora corre libero nel prato davanti a lui. Si china per raccogliere un bastone da terra e glielo lancia, questo corre alla rincorsa del pezzo di legno. Nel frattempo si mette comodo all'ombra di un albero e la sua attenzione cade su uno dei rami. Nota in quel momento una crisalide. 
Alan non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma alla vista di quel bozzolo alcuni ricordi riaffiorano nella sua mente. Si rivede bambino in una giornata di scuola come tante, mentre disegna su un foglio una porta tutta colorata. Poi, ancora, vede un'immagine di sé al mare in una calda giornata estiva, mentre gioca a lasciarsi travolgere dalle onde, fino a quasi sentire per davvero l'acqua fresca che gli bagna il volto.
Ritorna in sé quando si rende conto che il suo cane gli sta leccando affettuosamente la faccia. Scodinzola e sembra voler giocare, ma non ha più con sé il suo bastone. Fa di tutto per attirare le attenzioni del suo padrone fino a quando Alan non si rimette in piedi. A quel punto il cane corre lontano, poi si ferma voltandosi per abbaiare sonoramente verso di lui. «Ehi bello, che c'è? » chiede Alan. Il cane torna ad allontanarsi ed allora lui lo segue. Lo rincorre finché l'animale non si ferma davanti ad un vecchio casolare abbandonato e diroccato. La vista di quella vecchia abitazione fatiscente tocca in Alan corde che lui stesso pensava essere ormai spezzate. «Sembra tanto la casa in cui sono cresciuto» dice tra sé sottovoce, mentre il cane lo guarda dal basso con la lingua di fuori ed ancora scodinzolante, prima di fiondarsi all'interno di quella catapecchia. Alan lo segue varcando la soglia di una porta in legno ormai marcio, ma variopinta da decine di murales e disegni fatti con la vernice. 
Una volta dentro Alan cerca in tutti i modi di richiamare il suo cane, ma di lui nemmeno più l'ombra e i suoi stessi fischi rimbombano in quegli spazi vuoti e decadenti. L'aria sembra essere diventata più pesante e l'atmosfera più tetra ed inquietante. È poca la luce del sole che riesce a filtrare dalle travi rotte e spezzate del soffitto. Facendo attenzione a dove mette i piedi, muove un passo dopo l'altro in quello che una volta doveva essere il soggiorno. Solamente un divano stracciato vi è nel mezzo della stanza. 
Allora la mente di Alan prova ad immaginare come dovevano essere quegli spazi decine di anni prima. Vede una vecchia tv in bianco e nero di fronte a quel divano posizionato su di un tappeto rosso con le frange, alcune stampe raffiguranti poco originali scene di caccia sono incorniciate ed appese alle pareti. Un antico e di forse qualche valore orologio a pendolo si trova sulla parete opposta, proprio dietro un tavolo il legno massiccio ricavato da un unico pezzo di tronco di una quercia secolare. Tutto sfuma quando, ancora una volta, una voce proveniente da un'altra stanza chiama: «Alan, seguimi». 
Alan si stupisce di sé per la freddezza con cui resta impassibile a quel curioso richiamo, decide anzi di seguirla. Percorrendo il lungo corridoio riesce a vedere, appese alle pareti, delle vecchie fotografie di famiglia. Quelle immagini non sono per lui immediatamente familiari ma ha comunque la sensazione di averle già viste. Alcune di queste ritraggono un piccolo bambino che festeggia il compleanno con i suoi genitori davanti ad una torta con panna e fragole. Alla fine del corridoio vi è una porta socchiusa. Appoggiandoci sopra il palmo della mano, Alan, la spalanca e questa emette un tetro cigolio nell'aprirsi. 
La stanza in cui si ritrova è quella che potrebbe appartenere ad un bambino di non più di otto anni. A terra vi sono innumerevoli giocattoli sparsi in disordine. Questa volta, nella stanza, vi è una finestra dalla quale entra una forte luce ed Alan la spalanca, facendo entrare una fresca brezza che inebria l'ambiente di profumo di gardenie. In quello stesso momento, sempre dalla finestra, entra svolazzando leggera una farfalla che si posa proprio sul petto di Alan. Lui con lo sguardo basso contro il suo petto la fissa con gli occhi incrociati quando viene distratto dalla stessa voce che chiama con insistenza: «Alan, parlami, Alan!»
Alan prova ad emettere un suono dalla bocca e si spaventa solo nel momento in cui si accorge di non essere più in grado di parlare. Proprio come in un sogno, si sforza nel tentativo di urlare ma dalla sua bocca esce a malapena una folata di aria calda che condensa nella stanza «Alan, ci sei quasi!» continua a chiamarlo quella misteriosa voce. Ma Alan ora fatica anche solo a respirare, la sua vista si annebbia e socchiude gli occhi provando a mettere a fuoco, ma tutto si fa sempre più buio. Fino a quando: «Alan!».
Il suono di un elettrocardiogramma risuona nell'ambiente. Alan schiude a fatica le palpebre e percepisce subito una situazione in fermento intorno a lui. «Alan, sei stato bravissimo» gli dice qualcuno vestito di bianco. «Ce l'hai fatta Alan, sei fuori» gli ripete qualcun altro a lui vicino. «Alan, ora pensa a riposare... Ti sarà tutto più chiaro, te lo prometto». La vista già appannata torna ad offuscarsi fino al buio di un profondo sonno, mentre il ritmo dell'elettrocardiogramma echeggia sempre più lontano.

Okay, ma com'è possibile?