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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

giovedì 18 gennaio 2024

Eppure ci guardavamo.

Mattina. Mi trovo in bagno, chino sul lavandino. L'acqua scorre sulle mie mani. Non capisco se devo vomitare, mi prendo qualche istante facendo lunghi e profondi respiri. Infine sollevo lo sguardo e lo porto di fronte a me. Mi sto specchiando, mi fisso a lungo e non mi riconosco. Con la mente torno indietro di una ventina d'anni: 
un bambino davanti allo specchio del bagno che si prepara per andare a scuola. Quel bambino fissa il suo riflesso, chiedendosi quale sarebbe stato il suo aspetto nel futuro. Chiedendosi quali pensieri gli avrebbero attraversato la mente, sempre in quel futuro. Quel bambino fa poi una linguaccia allo specchio prima di distogliere lo sguardo. 
Torno alla realtà con un'imprecazione, quando mi accorgo che l'acqua che ancora mi scorre sulle mani si è fatta bollente. Chiudo il rubinetto prima di sollevare ancora lo sguardo per cercarmi nello specchio. Quel bambino non c'è più. Eppure, credetemi, lo avevo visto. Sono certo che anche lui mi abbia guardato. Mi intristisco chiedendomi quando lo rivedrò. 
Ogni tanto, quando passo davanti allo specchio del bagno, guardo oltre lo specchio e ironicamente faccio una linguaccia.

Okay, ma com'è possibile?