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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 20 gennaio 2024

Addicted.

Premessa: seguiranno ora racconti e relative considerazioni riguardo ad un periodo particolarmente strano della mia vita. Tutto ciò che leggerete non sarà altro che frutto della mia personalissima e discutibilissima esperienza. Non è assolutamente mia intenzione normalizzare o sdoganare nulla, tantomeno auto-assolvermi  o ancor meno giustificarmi di niente. Mi sono già preso tutte le mie responsabilità in passato riguardo a ciò che sto per scrivere, pagandone tutt'oggi le conseguenze.


Per un periodo relativamente lungo della mia vita ho abusato di cannabis. 

A differenza della mia prima sigaretta che non ricordo, rammento il mio primo spinello. Avevo quindici anni quando un mio compagno di classe del liceo venne da me per mostrarmi dell'erba. Era la prima volta che la vedevo anche se, ovviamente, ne avevo sentito molto parlare. "Ce la facciamo durante la ricreazione, ti va?" chiese lui. Dentro di me una vocina mi diceva che era una cosa sbagliata. Ero però molto curioso, devo ammetterlo. Accettai. "Grande, ci vediamo nel parcheggio della scuola, allora". 
A quei tempi non avrei nemmeno saputo in che direzione voltarmi per trovare un po' di marijuana, mi convinsi quindi che quell'occasione non si sarebbe più ripresentata e che di certo non avrebbe potuto farmi niente di male se avessi fatto solo qualche tiro. 
Un paio di ore più tardi, nel parcheggio della scuola, stavamo accendendo quella canna. Ricordo il forte odore pungente ed un denso fumo che saliva nel freddo di quella giornata. Lui fece i primi tiri, io lo guardavo restando in attesa che me la passasse. Poco dopo me la allungò. La mia mano, tremante per l'adrenalina in corpo, la afferrò. La portai tra le labbra ed aspirai profondamente. Pensai subito che aveva un sapore molto diverso da quello del semplice tabacco. Dopo alcuni tiri gliela restituì. Lui aveva già gli occhi rossi, lucidi e socchiusi oltre ad un simpaticissimo sorriso sul volto. Io, nulla. Tornai in aula senza nessuno degli effetti che mi ero immaginato di provare. Ero quasi deluso. Mi dissi che quella roba era sopravvalutata e che non faceva per me.

Un anno dopo.

La "combriccola" di quel periodo mi invitò a passare una notte in tenda, sulle rive di un fiume che scorre poco lontano dalle zone in cui vivevo in quegli anni. "Due birre, carne alla griglia e guardiamo le stelle", era questo il programma. Un paio di giorni prima ci accordammo per raccogliere i fondi e finanziare quella serata, li demmo ad una nostra amica che si era presa l'incarico di fare la spesa e acquistare il necessario per la notte in tenda.
Quella sera, dopo aver mangiato, qualcuno tirò fuori dell'hashish. Io non ero stato messo al corrente che ci sarebbe stata anche quella sostanza ma la cosa non interessava, quella sera non fumai. Il giorno dopo tuttavia avanzò del fumo e, prima di salutarci per rientrare ognuno alla propria casa, venne diviso in parti uguali. Un pezzettino minuscolo toccò anche a me. Me lo misi in tasca, senza dargli troppo peso. 
La stessa mattina dovevo incontrarmi con quella che era all'epoca la mia ragazza. Dopo aver fatto colazione al bar, mi chiese come fosse andata la notte in tenda. Mi ricordai in quel momento che, nella tasca dei pantaloni, avevo ancora il pezzetto di fumo e glielo feci vedere. "Non fumo da una vita, ti va se ce lo facciamo?" chiese lei. Inizialmente titubante, infine accettai senza aspettarmi nessun effetto particolarmente entusiasmante. 
Invece, quella volta, qualcosa accadde. 
Pochi minuti dopo aver spento lo spinello, iniziai ad avere le palpitazioni. Percepivo il mondo intorno a me come fosse in slow motion eppure, ogni volta che guardavo l'orologio, il tempo mi sembrava volare. Anche i miei movimenti andavano a rallentatore. Sentivo la gola secca e gli occhi pesanti. Con la mente, però, andavo veloce. Quella volta abbiamo riso tanto, tanto, e facemmo sesso come se fosse stata per noi la prima volta.
"È stato bello, dobbiamo rifarlo ogni tanto" mi disse lei qualche ora dopo l'hangover, riferendosi alla canna. E così, infatti, è successo. Io scoprì, casualmente pochi giorni dopo, che un mio vecchio conoscente delle scuole medie era diventato il primo riferimento di zona, per chi cercasse sostanze. Da lì a poco divenni uno dei suoi migliori clienti. Lo incontravo il venerdì pomeriggio e acquistavo la sostanza necessaria per il weekend. Per i successivi tre anni, infatti, quello della canna era un "piacere" che io e la mia ragazza ci concedevamo solo la domenica mattina. Oltre a farci rilassare e divertire, rendeva il sesso estremamente più interessante. 
Difficilmente e molto raramente fumavo da solo, in quei primi tre anni. Non la percepivo ancora come una vera e propria dipendenza. Durante la settimana facevo quello che dovevo fare, senza troppi problemi e senza pensare eccessivamente all'appuntamento della domenica con la sostanza. Riuscivo a coglierne solamente l'aspetto "ludico", "ricreativo", quello più "leggero".
Qualcosa, poi, è cambiato. Io e la mia ragazza di allora abbiamo iniziato ad avere alcuni problemi all'interno della nostra relazione. Lei era insoddisfatta, io anche (non parlerò qui ed ora di quella relazione in maniera troppo approfondita). Iniziai a fumare anche da solo, scoprendo tristemente che la cosa mi piaceva di più. 
Se quando fumavo con lei il sesso e le risate scorrevano come acqua, fumando invece in solitudine riuscivo a concentrarmi più su me stesso. Riuscivo a vedermi da un punto di vista diverso, per me nuovo a quei tempi. Riflettevo sulle cose e le vedevo da prospettive diverse che, in uno stato di lucidità, non mi erano concesse. Quando fumavo, lo facevo in un set di assoluta tranquillità. Solitamente la sera, quando i miei genitori dormivano. Era un momento tutto mio e al quale, con il passare dei mesi, facevo sempre più fatica a rinunciare. Mi resi conto che si trattava di un problema reale quando mi accorsi che, se non ne avevo, il mio umore cambiava. Diventavo nervoso. Ero ormai dipendente. Andai avanti così per un altro paio di anni. 
Arrivai ad una condizione frustrante e demoralizzante. Mi sentivo dentro una situazione senza uscita. Quando non ero "fatto" niente sembrava avere un senso. Oltre a questo iniziai a soffrire di paranoie, immaginando i più drammatici scenari se mi avessero arrestato o se fosse successo qualcos'altro. Non stavo più bene. Nemmeno quando fumavo, perché anche quando assumevo thc mi sentivo un inetto per il fatto di non riuscire a mettere la parola "fine" a quel periodo della mia vita. 
Sapevo ed ero certo che si trattava solamente di un "periodo". Mi dicevo che, in un modo o nell'altro, sarebbe dovuto terminare, prima o poi. Avevo bisogno di qualcosa di forte che mi riportasse alla vita. 
E qualcosa di forte accadde, infatti. 
(No, non mi hanno arrestato alla fine).
Ma di questo parlerò in un altro post.

Okay, ma com'è possibile?