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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 29 luglio 2023

Il circo Demurr 2.0

A distanza di dieci anni propongo una rivisitazione di un brevissimo racconto scritto da me e dal titolo "Il circo Demurr".



Il piccolo Ben camminava con la sua andatura più felice e a passo svelto nel tentativo di stare dietro al padre. Lo spettacolo stava per iniziare, dovevano prendere posto e, perché no, qualche popcorn. Non era mai stato al circo, era la sua prima volta. Camminando su un breve viale sterrato si avvicinavano al tendone dove ci sarebbe stato lo show. Era enorme. Sulla cima svettava una bandiera della compagnia circense così grande che il battente sventolando risuonava nel vento. Sovrastato solo da una melodia incalzante ed allegra che accompagnava gli spettatori all'ingresso del padiglione. Nell'aria odore di segatura e fieno.

Superata la biglietteria ed una volta dentro, si ritrovano in mezzo ad una folla intenta a prendere posto in maniera caotica e disordinata. Un forte vociare rendeva la situazione ancora più confusa. «Seguimi Ben, prendiamo i posti» dice il padre rivolgendosi al figlio mentre lo prende per mano. I due si fanno largo tra la mischia e le panche numerate in cerca delle loro sedute. «Eccoci, questi sono i nostri» dice sempre il papà controllando il numero sui biglietti e confrontandoli con quelli sulle poltrone. 

La folla, con il suo brusio chiassoso, sembra disperdersi e placarsi. Ora Ben, dalla sua visuale, vede teste ordinate a perdita d'occhio in direzione del centro del tendone, tutte in attesa che inizi lo spettacolo. Una calda fragranza di popcorn risveglia il padre del bambino che, alzandosi dalla poltrona, gli si rivolge dicendo «Vado a prendere un po' di mais scoppiato, mi aspetti qui?» Lui annuisce senza dargli troppa importanza catturato dalla vastità del tendone, dai trapezi e dalle funi che scendevano dalle travi del soffitto penzolando a mezz'aria.  

Passano pochi minuti e Ben è ancora solo quando calano le luci all'interno del circo, segno che lo spettacolo sta per iniziare. Il mormorio in sottofondo del pubblico scalpitante per l'inizio dello show sembra al piccolo un ronzio, ora quasi piacevole e rilassante. Poi, al centro dell'arena, si accende una luce che illumina solamente uno sterrato ghiaioso. Scende il silenzio e il pubblico attende. Si sentono dei passi avvicinarsi e, finalmente, un uomo dalla lunga barba oltrepassa il fascio di luce portando con sé un microfono.

«Bene, bene. Così siete venuti per vedere acrobati, funamboli e giocolieri? O forse per vedere la feroce tigre e l'altezzoso leone? Non è forse questo il posto dove tutto è possibile? No... Questo è molto di più. È qui che prendono forma le vostre paure più profonde, quelle che non vi fanno dormire la notte tenendovi svegli, mangiandovi la mente e facendo bruciare la vostra anima. Quindi tenetevi forte, non fatevi trascinare dalla paura e, non da meno, buona visione.»

Il pubblico applaude con forza ed il battito di mani sfuma nel buio delle luci che tornano ad affievolirsi fino a spegnersi del tutto. Torna il silenzio, ricomincia l'attesa. In quel buio e in quel silenzio, dei movimenti vicini a Ben gli fanno capire che il suo papà è tornato a sedersi accanto a lui. Non riesce a prestargli attenzione perché incantato dallo spettacolo che sta per iniziare. Nel buio un ruggito e più lieve la voce ferma di un uomo che da ordini alla bestia, infine le luci si accendono illuminando la scena: un domatore ed i suoi tre leoni. 

L'uomo agita nell'aria una lunga frusta imponendo un percorso agli animali tra ostacoli e salti, alla vista del pubblico stupito ed entusiasta. I leoni concludono la loro esibizione al centro del circo, su di una pedana dove con un forte ruggito in coro sembrano volere l'attenzione del pubblico. Il domatore si sta infatti accingendo all'ultimo numero della sua esibizione nel quale inserirà la sua mano tra le fauci di uno dei feroci felini. Si porta quindi ai piedi dell'animale e con una mano gli accarezza la criniera. 

Il leone apre voracemente la bocca ed in uno scatto si piega verso il braccio del suo addestratore afferrandolo. Poi, con una feroce brutalità inizia a scuotere furiosamente la presa strattonando l'uomo a destra e a sinistra. Quest'ultimo, oltrepassato dal dolore, esala uno straziato lamento chiedendo aiuto. La segatura al suolo diventa una poltiglia pregna di sangue. Nessuno verrà in soccorso del povero circense che morirà dopo pochi istanti davanti agli occhi di tutti. I leoni escono infine dalla scena, sulla quale torna l'ombra.

Negli occhi di Ben il terrore. In un surreale silenzio si chiede cosa sia successo. Non riesce a parlare. Vorrebbe piangere ma non ci riesce, vorrebbe abbracciare il suo papà ma il suo corpo è come paralizzato dallo shock. Si chiede come faccia il resto del pubblico a rimanere così impassibile davanti alla scena appena vista. «Vuoi dei popcorn?» gli chiede sottovoce il padre chinando verso di lui la testa ed allungandogli il cartone contenente il mais. Il piccolo, ancora tremante, non riesce a pronunciare una parola. 

Quando le luci tornano ad accendersi, al centro del circo non v'è traccia dell'uomo fatto a pezzi. Il sangue sul terreno è scomparso. "Qualcuno deve averlo pulito" pensa tra sé il piccolo Ben. La situazione sembra tornare quasi normale e per un attimo il bambino ha pensato di essersi immaginato ogni cosa. Poi una musica viene diffusa nell'ambiente dagli altoparlanti e in un gesto naturale gli viene da alzare lo sguardo in direzione del suono, vedendo così tre acrobati appesi ai trapezi posizionati in alto. 

Questi iniziano a volteggiare, saltando da una corda all'altra sospesi in un vuoto di almeno una dozzina di metri. L'esibizione cattura Ben, che la guarda estasiato. Saltano, fanno piroette a mezz'aria, si prendono l'un l'altro proprio quando stanno per cadere verso il basso. Quando, ad un certo punto, uno degli acrobati perde la presa di un compagno. Cadendo a peso morto verso il terreno. Lo sguardo del giovane segue il corpo dell'atleta precipitare in una caduta agitata fino a tonfare sul duro terreno nudo, dove resterà immobile. 

Gli altri due uomini ancora impegnati nella loro performance come se nulla fosse hanno tutta l'attenzione degli spettatori mentre invece, quella di Ben, è fissa sul cadavere dell'uomo appena caduto a terra. Si accorge che una pozza di sangue si sta irraggiando da quel corpo, inzuppando ancora una volta la segatura del terreno di sangue. Lo spettacolo dei trapezisti si conclude in un applauso del pubblico ed i due rimanenti uomini del circo escono dalla visuale. Il corpo inanimato del defunto circense resta immobile. 

Ancora una volta nell'oscurità questa volta il piccolo impaurito riesce a portarsi le mani al volto per coprire la vista a quella scena insopportabile per lui. «Voglio andare a casa... » pensa, trattenendo le lacrime e con il viso tra le mani. Nemmeno suo padre sembra accorgersi delle brutalità che stanno avvenendo in quel posto. Abbassa la testa verso le ginocchia rannicchiandosi in una posizione che lo rende simile ad una pallina di stagnola accartocciata. D'un tratto una mano sulla schiena e la voce del padre che gli chiede se voglia o no dei popcorn. 

«Guarda Ben, stanno entrando i clown!» incoraggia poi il figlio che, piano piano, torna ad alzare lo sguardo davanti a lui. Tre pagliacci si punzecchiano tra di loro facendosi scherzi e dispetti divertenti. Sono tutti colorati ed hanno dei buffi vestiti. Uno di loro porge una scatola ad uno degli altri clown, facendogli segno di aprirla. Questo, incuriosito, ne apre il coperchio. Dalla scatola un guantone da boxe smolla fuori andandolo a colpire proprio sul muso e facendolo cadere a terra sotto le risate di un pubblico divertito. Poco dopo si rialza, si massaggia un bernoccolo sulla fronte e poi tira fuori dalla tasca del largo cappotto una pistola ad acqua. 

Puntandola contro il suo amico burlone, preme il grilletto. Dalla pistola parte un vero colpo da fuoco che fa secco il povero clown. Ancora con la pistola ad acqua in mano e stupito da quello che avevo fatto, guarda la pistola con stupore chiedendosi come abbia potuto verificarsi una cosa simile. Per sincerarsi spara quindi un altro colpo, uccidendo questa volta l'ultimo suo collega. In preda al delirio il clown ancora armato punta la pistola verso il buio che avvolge gli spettatori. Con un occhio chiuso ed uno aperto per prendere la mira, punta in direzione del piccolo Ben. 

Il piccolo indifeso e ghiacciato dal terrore torna a coprirsi il volto preso dalla paura. Un forte boato lo fa sussultare, ma non accade nulla. Intorno a lui ancora il silenzio. Decide di scoprirsi gli occhi per vedere poco dopo il clown steso a terra in una pozza di sangue con la pistola ancora in mano. Ben questa volta piange a singhiozzi, gli manca l'aria. Riprende padronanza del suo corpo e si gira verso il padre in cerca di sicurezza. Nell'ombra lo cerca. 

Accanto a lui, però, suo papà non c'è. Vi è seduto un clown, che con aria incuriosita guarda il bambino. Ben inizia a tremare alla vista di quegli occhi impregnati di sangue, cerchiati di vernice rossa, su una pelle bianca come il latte. Una bocca che sbava si socchiude e sospira e, prima che cali di nuovo il buio, gli chiede: «Ben, li vuoi i popcorn?»

Okay, ma com'è possibile?