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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

martedì 6 giugno 2023

Il motivo per cui scrivo.

Perché mi sembra la cosa più sensata da fare da molti anni a questa parte. 
Devo in qualche modo seguire una traccia di me, per paura di smarrirmi. 
Per una forse insensata paura di dimenticare. Una necessità, in pratica.
Tra le pagine di questo spazio sperduto nel web posso ritrovarmi ogni qualvolta io senta il bisogno di farlo. In ogni momento in cui qualcosa distoglie la mia attenzione dal seguire quel rosso filo che ho intercettato con fatica e che seguo ormai da molto tempo. 
Ma è ad ogni modo anche un mezzo per veicolare un messaggio, anche se con molte difficoltà. 
È come se fosse stato instillato in me un nuovissimo ed esclusivo linguaggio verbale. Con una grammatica, un lessico ed una logica tutta sua. Niente di mai visto fino ad oggi. Mi viene quindi impossibile tradurlo a te, che cerchi di comprendere ciò che voglio dire tra le righe, mi segui? 
Parlo per immagini, non saprei come altro farlo. 
Scrivo, scrivo ma non sai quanto le parole mi abbiano stancato. Non ne ho molte, dopotutto, e sono sempre le stesse. Provo però a riempirle sempre di contenuti diversi, dando loro significati nuovi, spesso apparentemente illogici. Sono stanco, demoralizzato e deluso dalle parole. 
Mi sembra di non vedere nulla se non sabbia a perdita d'occhio ed io (la mia mente inizia a delirare) mi vedo dall'alto come un minuscolo granello all'interno di una clessidra. 
La scrittura ha inoltre un potere troppo spesso sottovalutato: crea. Nel momento in cui scrivi un pensiero qualsiasi, quel pensiero che era tale fino ad allora si svincola da te e diventa a tutti gli effetti qualcosa nel mondo che stai sperimentando: un simbolo che racchiude un'idea. Uno scrigno dal contenuto preziosissimo. 
Conosco poche cose forti come la scrittura, ed ancora meno così deboli come le parole. La chiave è in chi scrive, mi dico. 
Sarà per questo, forse, che riesco ad amare (presuntuosamente) solo le mie parole. Perché le ho fatte nascere, le ho viste crescere. Le ho nutrite, altre volte ci ho fatto a botte. Ma restano mie. 


Okay, ma com'è possibile?