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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

martedì 25 aprile 2023

Dialogo con la morte.

Ernesto se ne stava seduto su di una panchina al parco, da solo, fumando pensieroso, quando una giovane ragazza si siede di fianco a lui, senza che lui se ne accorga. La ragazza, con lo sguardo basso, osserva la mano di lui che tiene la sigaretta. Ernesto porta la mano alla bocca per aspirare il fumo, con questa si alza anche lo sguardo della ragazza che si sofferma a guardarlo. Ha gli occhi scavati dai dispiaceri di una vita, le rughe delle frustrazioni di un'esistenza mediocre e i capelli leggermente brizzolati. A cosa pensi, domanda la ragazza. Ernesto la fissa un momento, guarda l'orologio ed espira il fumo dai polmoni poi abbassa lo sguardo. La ragazza è perplessa, convinta di essere stata troppo invadente. Alla morte, risponde poco dopo Ernesto. La ragazza lo guarda negli occhi, sembra impaurita da quella risposta e abbassa quindi lo sguardo. Sai – riprende Ernesto – tu hai paura. La ragazza sembra sentirsi offesa, si contrae. Paura, e di cosa? Gli chiede. Non saprei ben dire – risponde lui buttando la sigaretta – non mi è ancora chiaro se tu abbia paura della morte o di me, che ti ho detto di star pensando ad essa. La ragazza è ancora più confusa. Okay, okay, ho sbagliato a disturbarti, me ne vado, dice lei che fa per alzarsi dalla panchina. La mano di lui la trattiene, senza forza, senza costrizione, ma con dolcezza. Lei sembra capirlo e torna a sedere. C'è un momento di silenzio tra i due. É che sai – rompe il silenzio Ernesto – sei stata tu a chiedermi a cosa io stessi pensando, così ti ho risposto. Sì, sì, certo... tituba la ragazza. Ma vedi, continua lei, siamo due perfetti sconosciuti, cercavo un modo carino di approcciarmi a te e tu, invece, mi hai dato quella risposta. Mi ha fatto strano, tutto qui. Ernesto la guarda poco convinto, poi le chiede: e perché cercavi di approcciarti a me? La ragazza è ancora una volta confusa, sembra stizzita dall'atteggiamento dell'uomo. Senti, davvero, ho sbagliato a sedermi qui, dice lei. No, io non credo. La interrompe Ernesto. Vedi, continua, se ti sei seduta qua, vicino a me, un motivo c'è. E c'è anche un motivo se ho dato quella risposta alla tua domanda. La maggior parte delle persone non accetta la realtà, sia questa una risposta sincera o la morte stessa, capisci? La ragazza invece sembra non capire. Ernesto fa per accendersi un'altra sigaretta, guarda l’orologio e poi continua, sai in realtà non stavo pensando alla morte, prima. Guardavo quell'oca laggiù, sulla sponda opposta del fiume, la vedi? La ragazza sorride, sì, la vedo... E' molto bella, dice. Ernesto allora ruota il busto verso la giovane in un sussulto, con un ghigno particolare sul volto, mentre aspira dalla sigaretta ad occhi chiusi. Vedi, se ti avessi risposto subito che stavo guardando quell'oca, forse, i nostri primi minuti insieme sarebbero stati diversi, scommetto più piacevoli ma forse anche meno autentici. La ragazza torna a stare sulle sue, non ti seguo ancora una volta, dice lei all'uomo. Ernesto sorridendo abbassa lo sguardo sull'orologio, butta fuori il fumo dal naso e fa per alzarsi dalla panchina. É ora che io vada, dice rivolgendosi alla ragazza seduta. Lei lo guarda dal basso. Comunque mi chiamo Anna, dice. Ernesto continua a sorridere, lo sapevo, risponde mentre si gira allontanandosi dalla panchina. La ragazza è confusa. Anna morì pochi istanti dopo, travolta da un'auto fuori controllo uscita di strada e finita contro la panchina dove stava seduta a riflettere su quella strana conversazione.

Okay, ma com'è possibile?