Player

Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

lunedì 6 marzo 2023

Svegliati.

Non c'era bisogno di arrivare a tanto, di spingerci a questo punto, intendo. Il male era calcolato, di questo ne sono sicuro, ma in questo momento mi viene da chiedermi: ne vale la pena? Soffrire in questo modo voglio dire. Devo svegliarmi, anche se so che è rischioso. Tutto, intorno a me, risuona come una sveglia. Dormo però profondamente. 

Provo a risalire a piccoli passi, per evitare una decompressione drastica. La superficie è ancora sempre un po' più in là. Sento di non aver abbastanza ossigeno per raggiungerla. Intravedo la luce del sole che filtra oltre il velo d'acqua sopra di me. Una luce che non si infrangerà, su di me. Annaspo. Ho perso il contatto con il mio respiro. Sento il cuore scoppiare. Il mio corpo sta cedendo. Sento delle voci oltre la superficie chiamare disperate il mio nome. Sono così lontane. In quel momento la mia mente inizia a vacillare. 

Vedo il me bambino giocare su di un tappeto sfrangiato con alcune macchinine. Non sapevo niente. Non potevo nemmeno lontanamente immaginare cosa sarebbe accaduto. Del perché lui stesso si trovi in questo momento ad annegare. Posso urlargli "svegliati, svegliati". E son certo che lui mi avrebbe sentito ma non sarebbe bastato. Continua a giocare sul tappeto, lasciando correre le sue macchinine. 

Torno in me e sto affogando. Il battito cardiaco mi risuona contro i timpani nelle orecchie. Non riesco più a coordinare i movimenti. Sento dei forti strattoni, molto simili a convulsioni. Perdo sensi come mi fossero stati strappati via. Il mio corpo inizia ad andare a fondo. Sempre più in profondità. Nel buio. Per una caduta che sembra durare una vita. E poi, infine, un sordo tonfo sul fondale che echeggia per sempre: "Svegliati". 



Okay, ma com'è possibile?