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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

martedì 27 agosto 2024

Mi avevi chiesto una lettera di addio e me ne ero quasi dimenticato.

Sono in ritardo.

Poco, è stato poco tempo.
Mi trovavo in auto, nel parcheggio di quella mia vecchia scuola quando ricevetti la tua prima lettera. E non ricordo nemmeno cosa ci stessi a fare. Stavo per mettere in moto e andarmene, quando il telefono mi suonò nella tasca. Poche, taglienti, parole. Ma magnetiche. Era qualcosa di nuovo per me.
È successo tutto troppo in fretta, non ho avuto il tempo per rendermi conto che stava accadendo qualcosa di importante. E quando mi parlavi, lo facevi nel modo in cui più io ne avessi bisogno in quel momento della mia vita. Questo mi ha reso fragile.
Io non ero pronto. Non ero in grado. Non in quel momento. Ed ho perso il controllo.
Molte delle cose che ho detto non le pensavo sul serio, lo sai. Come quando ti dissi che ti amavo. E di questo dovrei scusarmi, sì. Ti chiedo scusa, non era mia intenzione giocare con i tuoi sentimenti o raggiungere qualche obbiettivo in particolare. Sono stato leggero e superficiale. Me ne vergogno.
Ti ho detto però anche alcune cose vere, ed anche molto importanti e delicate. Di questo, mi scuso con me stesso.
Porterò però con me un bel ricordo di quella notte.
Ed oggi mi chiedo se il ricordo di uno dei periodi più spensierati della vita, possa coincidere con l'inizio dell'inferno.
Mi rendo conto io stesso che, no, non c'era alternativa a come si sono svolte le cose. Avevamo raggiunto e superato quel punto di non ritorno e la cosa peggiore è che ti ci ho portata io, con me.
Tutto questo fa male ed è ormai insopportabile, mi domando per quanto tempo ancora debba andare avanti.
Non è per niente facile.

Ora, posso.

Addio.

P.S. Avevi ragione.

Okay, ma com'è possibile?