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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

sabato 1 luglio 2023

Psicosi sparse.

Mi chiedo se sia più coraggiosa la paura del nulla o la convinzione dell'infinito. Nel dubbio, scelgo il delirio.

Questo ragionamento è per molti ma non per tutti, ma io lo sbatto proprio qua sul blog. Alla luce del sole. Agli occhi di chiunque. 

Ci sono certi momenti in cui vorrei non credere in niente. Sentire il pieno controllo di me e della mia individualità. Dal punto di vista di un ateo (nel senso più ampio possibile) esiste solo l'individuo nella sua fragilità ed in bilico sul caos mentre schiocca in un battito di ciglia cosmico. Tralasciando che anche questa potrebbe essere una credenza più che una convinzione; trovo che vivere con questa idea porti queste persone ad un livello superiore, in un certo senso. Dico spesso che diffido da chi non crede in niente ma solo perché percepisco la loro come una visione limitata della realtà, resta tuttavia quella più funzionale all'esistenza. Nel momento in cui accettiamo e crediamo nell'esistenza di altro, entrano in gioco dinamiche complesse che sollevano domande e dubbi. Non parlo della cieca fede in un dio che giudica e nemmeno dell'esistenza o meno del paradiso e dell'inferno. Queste cose le lascio ad altri. Mi riferisco invece all'istante in cui prendi coscienza del fatto che regna un'equilibrata follia in ogni cosa. Ed è un attimo da lì a perdere la ragione. Quando intravedi il disegno, quando riconosci dei pattern nella tua vita di tutti i giorni e capirai che sarà così fino alla fine della tua vita, a quel punto non resta che tenersi forte. 

Da giovane ho attraversato un periodo in cui ero convinto che qualcuno volesse farmi del male. Oggi mi lascio andare all'idea che ci sono in gioco forze più antiche di qualsiasi altra cosa. Forze alle quali non possiamo sottrarci, un po' come essere soggetti alla forza di gravità. È inevitabile. 

Mi avevano detto che ero pazzo, che avevo enormi problemi. Ho provato rabbia, paura. Uno sgradevole senso di inutilità. Perché le cose che abbiamo in testa possono essere reali tanto quanto l'ambiente che ci circonda. Io ho lasciato che fosse affondato in me un coltello, che sentivo andare sempre più in profondità. E non potevo fare altro che guardare e sentire quel dolore farmi a brandelli. Oggi, invece, riesco quasi a gioirne. E questa ferita gocciolerà sempre un po' ma non m'importa. Da qualche parte doveva pure entrare, qualunque cosa sia. Che mi porta a guardarmi dentro e a riconoscermi fuori. 

Allego di seguito una canzone. Più chiaro di così...




Okay, ma com'è possibile?