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Tocca le mie ferite e credi nella mia sofferenza, non ho altro da dimostrare di ciò che è rimasto di una partita al gioco più folle al quale io abbia mai partecipato. Ma se hai pochi minuti da dedicarmi, ho una storia da raccontarti. Mettiti comodo.

domenica 28 maggio 2023

"Parlami", ti dissi quel giorno.

Mi chiedo, ormai ogni giorno, quale sia il tuo ruolo in tutto questo. Più probabilmente sto sbagliando ed, in realtà, dovrei chiedermi quale dovrebbe essere il mio. Dieci anni, dico. Dieci fottutissimi anni vissuti da dannato. E qualcuno, leggendo il mio blog, mi ha già detto che sembra io nasconda qualcosa che non voglia rivelare. Un segreto, forse. Lo custodirei gelosamente, come un piccolo tesoro di un immenso valore. Qualcosa di minuscolo e fragile, ma così pesante da portare dietro che ormai troppo spesso ho la sensazione di non farcela. Ricordo bene quel giorno, avevo una ventina d'anni ed ero in auto, stavo guidando. Ti ho guardato dritto negli occhi e ti ho chiesto, con tutto il cuore, di parlarmi. E tu lo hai fatto, contro ogni mia aspettativa. Oggi, dieci anni dopo, non riesco a sentire altro che te. La tua voce mi rimbomba nella mente senza lasciarmi tregua. Fai silenzio, fai rumore. Non riesco a starti dietro. Io sono il buio e tu sei la luce. Arrivi sempre prima di me. Quando penso di averti raggiunto, perché non ti sento, scopro subito dopo che tu sei solo un po' più in là. È fuor di dubbio che le esperienze dolorose, quelle a volte anche cattive, siano in realtà quelle che hanno qualcosa in più da insegnarci. Mi hai dato diverse lezioni nel corso di questi lunghi anni. Mi hai insegnato prima la guerra. Mi hai insegnato la paura. La pazienza ed, infine, la sconfitta. C'era in te il timore che io potessi non imparare, questo lo so. Vorrei spiegarti quello che c'è in me, invece, ma di questo non ne hai bisogno. Non c'è niente che io possa spiegarti, non c'è nulla che tu da me possa imparare. Ci sono stati degli anni nei quali mi sono sentito letteralmente perso ed ho avuto dei problemi, lo sai. Non ti sei mai posta la domanda se io fossi pronto, se io ne fossi in grado. Hai semplicemente pescato ad occhi chiusi, scoprendo solo dopo che il tuo premio, dopotutto, non era quello che desideravi. Non sai quanto mi faccia male questa cosa. Non esserne in grado, intendo. Tuttavia te l'ho sempre ripetuto fin dall'inizio. Tu, però, non hai voluto ascoltarmi. Parlami, ti dissi quel giorno. E tu lo hai fatto. Ascoltami, ti dico oggi. Ma vedi, forse è proprio qua che volevo e dovevo arrivare. Forse sì, ecco. Forse c'è qualcosa che io potrei averti insegnato, in questi lunghi e lenti dieci anni. L'ascolto. Perché lo sai, cazzo, lo sai. Lo sai che nessuno ti ha mai ascoltato come ho fatto io. Ti ho dedicato ogni cosa. Ogni parola, ogni pensiero, ogni sogno. È per te. 

Okay, ma com'è possibile?